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Italian Padel e TÜV: il campo certificato
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Italian Padel e TÜV: il campo certificato

Italian Padel è la prima azienda italiana ad aver ricevuto, per tutte le tipologie di campi in produzione, la certificazione del TÜV SÜD, società leader a livello mondiale nel settore ispezione, certificazione e testing. E ha tracciato una linea che le istituzioni non possono più ignorare


C’è voluto coraggio, una mole di lavoro non indifferente e la volontà di mettersi alla prova. Tutte qualità che non sono mai mancate a Claudio Galuppini, CEO di Italian Padel, società leader del settore con una capacità produttiva di 1.500 campi all’anno (e oltre 2.500 già installati), che ha ricevuto una certificazione che potrebbe tracciare dei nuovi standard nell’installazione dei campi e fare chiarezza in un mercato diventato selvaggio, come spesso accade quando il business diventa (molto) appetibile. 

Tutte le tipologie di campo attualmente in produzione di Italian Padel sono dunque stati certificati per la loro estrema sicurezza dal TÜV SÜD, società leader a livello mondiale nel settore ispezione, certificazione e testing. Questa certificazione conferma come il percorso dell’azienda sia creare business rispettando i massimi livelli di sicurezza: «Il padel è uno sport in grande espansione, ma nell’attuale scenario l’installazione di un campo non è ben normata perché, per esempio, non esiste alcuna legge che indichi se i calcoli progettuali sono stati fatti in maniera corretta – dice Galuppini -. Dunque, quale è stata la nostra idea? Rivolgersi al soggetto terzo con la maggior esperienza per certificare che tutto ciò che rientra nella nostra progettazione è conforme agli standard di sicurezza». L’imprenditore di Calvisano (Brescia), è stato tra i primi a suggerire di spingere nella direzione di una regolamentazione ufficiale per la progettazione e installazione dei campi, una richiesta divenuta necessità, ora che in Italia è stato ampiamente superato il muro dei settemila campi con un numero di praticanti stimato in oltre un milione.

Questo importante risultato arriva dopo un lungo e meticoloso lavoro di studio e analisi delle strutture da parte del dipartimento di Sicurezza Meccanica della Divisione Product Service di TÜV Italia: «Il protocollo è stato redatto partendo da un’approfondita e scrupolosa anali del rischio – continua Galuppìni -, conla sicurezza dei giocatori e delle persone presenti fuori dal campo al centro del progetto. Un percorso decisamente lungo, che ha richiesto quasi un anno di lavoro. La verifica di sicurezza è stata fatta sia in termini di progettazione, sia di realizzazione».

«I nostri calcoli erano corretti, non abbiamo dovuto modificare nulla. Però prima ce la suonavamo e cantavamo tra di noi, oggi un ente certificatore terzo e di grande affidabilità, ha validato questo nostro percorso» Claudio Galuppini, CEO di Italian Padel

Con una radiografia di qualsiasi variabile possa concorrere alla verifica di questi parametri: «Abbiamo dovuto fornire materiale e calcoli. E quando parlo di materiali, intendo sia parti metalliche sia vetri, così da stabilire standard minimi affinché il campo sia da considerarsi sicuro. Per esempio, del vetro sono stati presi in considerazione la resistenza all’impatto e la sicurezza post-rottura perché il vetro può anche rompersi, ma devo assicurarmi che non possa causare danni alle persone. Come accade montando un vetro stratificato perché, in caso di rottura, non cade in frantumi ma rimane incollato all’intercalare plastico. TÜV SÜD ha approvato solo il vetro stratificato, così come la norma UNI 7697 afferma sia l’unico vetro di sicurezza».

Claudio Galuppini, CEO di Italian Padel

Questa certificazione, a differenza della norma UNI, analizza nel dettaglio anche la struttura metallica come conferma Galuppìni: «La struttura è il punto di partenza per la progettazione e la realizzazione. Cosa è stato verificato? Una prova di impatto che certifichi che, in seguito a urti, la struttura non si deformi: sono state eseguite prove fisiche con pesi e accelerazioni diverse. Il secondo aspetto, molto importante, è stato verificare ogni dettaglio costruttivo per evitare possibili ferimenti dei giocatori, prendendo in considerazione tutte le intercapedini, oltre alle parti sporgenti e ai pericoli latenti o sottovalutati». Il protocollo, come si legge sulla pagina ufficiale dell’ente certificatore, «è composto principalmente da verifiche empiriche da effettuare sul campo, da analisi documentale scrupolosa per l’inquadramento e la classificazione delle strutture costruite e dalla validazione e monitoraggio annuale del sito produttivo».

L’ottenimento del certificato di prodotto e del marchio di certificazione di TÜV SÜD, è soggetto all’esito positivo di tutti i punti elencati nel protocollo di prova: «È un’analisi molto approfondita, una sorta di radiografia puntuale del campo, dove sono state verificate anche la qualità dei materiali e la tecnica di ancoraggio del campo – dice ancora Galuppini -. Il risultato? I nostri calcoli erano corretti, non abbiamo dovuto modificare nulla. Però prima ce la suonavamo e cantavamo tra di noi, oggi un ente certificatore terzo e di grande affidabilità, ha validato questo nostro percorso».

Per un produttore di campi, la certificazione rappresenta un percorso impegnativo ma anche la conferma che le politiche di sicurezza adottate consentano di utilizzare la struttura senza rischi: «Questo protocollo potrebbe e dovrebbe entrare nei tavoli tecnici per concorrere ad adottare delle linee guida precise – sostiene Galuppini -. Oggi esistono 39 realtà che propongono campi da padel in Italia e la maggioranza li sta fornendo senza rispettare la normativa italiana. Essendo il padel una struttura metallica fuori terra, la normativa da seguire è la NTC 2018, senza alcun dubbio». Anche se al loro interno non vi è una specifica diretta che riguardi il campo dal padel, trattandosi di un argomento molto giovane e cresciuto in maniera sorprendentemente rapida.

«Questo protocollo potrebbe e dovrebbe entrare nei tavoli tecnici per concorrere ad adottare delle linee guida precise. Oggi esistono 39 realtà che propongono campi da padel in Italia e la maggioranza li sta fornendo senza rispettare la normativa italiana» Claudio Galuppini, CEO di Italian Padel

L’obiettivo deve essere quello di creare un regolamento specifico e univoco che tutti gli operatori siano obbligati a seguire, con adeguate certificazioni che garantiscano la qualità del lavoro svolto. Come ha ricordato Galuppini parlando del protocollo TÜV SÜD, è prioritario lavorare con le istituzioni per stabilire degli standard minimi. Solo allora, parlando di costi complessivi e utilizzando un’espressione utilizzata dallo stesso imprenditore bresciano in un’intervista rilasciata a Padel Magazine, «si potrà scegliere tra la Panda e la Ferrari». Invece, ancora oggi, si naviga a vista in una zona grigia, nella quale occorre fare chiarezza con una serie norme definitive che possano regolamentare il settore. È un passaggio obbligato per uno sport in costante crescita e destinato, già nel breve periodo, a diventare il secondo più praticato in Italia, dopo il calcio. Non a caso, le amministrazioni pubbliche si trovano sempre più spesso ad affrontare richieste da parte di investitori che vogliono aprire padel club importanti e ricchi di servizi che potrebbero far crescere in maniera più sana il movimento. Ma per riuscirci, lasciando tutti tranquilli, è necessario creare un iter legislativo specifico. E serve farlo in fretta.


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