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Systema, il campo raffrescato
IMPIANTI

Systema, il campo raffrescato

Il segreto del successo dei padel club è offrire servizi sempre più efficienti. Uno dei più apprezzati nel periodo estivo è la struttura raffrescata che permette di giocare in condizioni ottimali. E con un costo molto sostenibile

di Padel Magazine


Una pretesa ormai condivisa dalla maggior parte delle persone è avere in casa, in ufficio, ovunque, d’estate le temperature che ci sono fuori d’inverno e d’inverno le temperature che ci sono fuori d’estate. Il padel non fa eccezione. Eppure, fin qui non ci si era mai spinti oltre il riscaldamento invernale, condizione da sempre ritenuta necessaria e che qualche padel club poco lungimirante ha finto di dimenticare per marginare oltre il lecito (e cominciare a pagarne le conseguenze appena la concorrenza si è fatta più attenta). Però, chi ha mai preteso di giocare a tennis o calcetto con l’aria condizionata, a parte chi frequenta Dubai ad agosto? Nessuno, anche perché giocare 90 minuti di padel in quelle condizioni sarebbe perfino pericoloso per la salute visto l’eccessivo sbalzo di temperatura tra esterno/interno e il rischio di sudare freddo, letteralmente. Tuttavia, c’è una soluzione che sta diventando sempre più percorribile e che diversi club hanno ormai attuato, alla rincorsa di nuovi benefit per attirare i padelisti della zona, notoriamente dei vagabondi nella scelta dei club dove giocare.

Si tratta dell’impianto di raffrescamento, cioè di un sistema che consente di abbassare la temperatura di circa cinque gradi e togliere quella sensazione opprimente di afa, tipica di molte zone d’Italia nel periodo estivo. Un’opzione che Systema, azienda specializzata in riscaldamento e raffrescamento, applica da circa dieci anni nel settore industriale e che ora ha traslato in quello sportivo. E il suo claim calza perfettamente: Systema imita la natura, e infatti il principio che anima il sistema di raffrescamento dell’azienda veneta si basa su un concetto naturale, come spiega Andrea Libralato: «La sensazione è identica a quella che si avverte sul bagnasciuga: l’aria che passa attraverso il mare si carica di umidità e ti investe, facendoti assaporare una brezza fresca e piacevole. Invece, appena si torna sulla spiaggia, si avverte nuovamente un caldo soffocante. Il processo di raffrescamento di una struttura sportiva, padel compreso, è lo stesso».

Non si tratta quindi di un condizionamento che non avrebbe senso sia per i costi di gestione, sia per la salute degli atleti, ma di un ottimo compromesso perché si offrono condizioni di gioco più gradevoli con una spesa molto contenuta. Un buon esempio è il Bergamo Padel Club che ha montato quattro macchine e che la scorsa estate ha visto un’impennata nelle prenotazioni.

Nella parte bassa del tabellone, Martin Di Nenno e Franco Stupaczuk affronteranno Javi Garrido e Momo Gonzalez. I Superpibes sono in condizione straordinaria e troppo solidi per farsi sorprendere da una coppia che ha vette di rendimento molto alte ma difficilmente ha mostrato una grande costanza all’interno di un match. Alti e bassi che non ci si può permettere contro Di Nenno e uno Stupa che si presenta in condizioni stellari (e con tanta voglia di rivincita dopo la delusione della finale di Milano). Si sono affrontati l’ultima volta a Malmoe e i Superpibes hanno vinto in due set: probabile finisca uguale.

L’ultimo quarto di finale è il più interessante. Lebron e Galan arrivano a questo Master Final col pieno di fiducia, dopo aver vinto cinque tornei da settembre. Inoltre, la cancellazione di tre tornei tra WPT e Premier (Buenos Aires, Egitto e Messico) ha permesso di ricaricare le batterie e presentarsi in ottime condizioni atletiche. Galan sta esprimendo il suo miglior padel, Lebron sta cercando di trasformarsi in un giocatore più completo, fin tanto che non ritroverà il suo smash: dovrebbe bastare contro Coki Nieto e Jon Sanz, coppia rivelazione della prima parte di stagione ma che appare in calo.

Ma come funziona nello specifico? «L’impianto carica l’aria di umidità che passa attraverso dei pacchi di cellulosa bagnati da semplice acqua di pozzo, senza trattamenti, e ne abbassa la temperatura prima di immetterla nell’ambiente» spiega Libralato. Ma perché questo processo funzioni c’è bisogno di curare un aspetto determinante: «Servono delle aperture per fare uscire l’aria, che si tratti di un capannone industriale o di una tensostruttura. Se lo installassimo in un ambiente chiuso ermeticamente, aumenterebbe l’umidità interna. Tuttavia, se proprio non fosse possibile, possiamo installare degli estrattori per forzare la fuoriuscita». In passato, questa tipologia di impianto non ha sempre rispettato le performance proprio perché è stato trattato come uno split da casa, mentre le caratteristiche e il funzionamento sono ben diversi.

«Il raffrescamento è un’opzione molto gradita. Infatti, il Bergamo Padel Club ha visto impennare le prenotazioni estive» Andrea Libralato, Systema

E i costi? «A livello di gestione, parliamo di un paio di euro al giorno per macchina tra consumo di acqua e di energia e, nel caso di una struttura da quattro campi coperti, potrebbero essere sufficienti tre macchine dal costo di circa sei, settemila euro ciascuna, installazione compresa». Dunque, non sembrano esserci controindicazioni al suo utilizzo: costo di realizzazione contenuto, spese di gestione irrisorie e soddisfazione degli utenti garantita. Dov’è il trucco? «Paradossalmente, uno degli aspetti più complessi è proprio il basso costo perché potrebbe esserci una percezione della qualità del prodotto inferiore a quella effettiva – dice Libralato – . In realtà, non abbiamo inventato l’acqua calda perché queste macchine esistono da circa venticinque anni, solo che al principio avevano delle performance mediocri perché venivano prodotte totalmente in Cina, con un’elettronica davvero basica e malfunzionante. Per questo in Systema abbiamo deciso di studiare l’impianto e produrre tutta la parte elettronica internamente. I risultati sono evidenti».

Inoltre, è stata aggiunta qualche altra funzione: un club che usa anche il sistema di riscaldamento radiante di Systema può sfruttare lo stesso software per entrambi gli impianti. Poi si è avviato un processo che lava e asciuga i pacchi di cellulosa a fine ciclo per aumentarne la vita utile e ogni giorno vengono effettuati vari scarichi di acqua e aggiunti prodotti chimici nella vasca per evitare l’insorgere di batteri. Infine, è stato inserito un programma di ventilazione per le mezze stagioni, quando non è più necessario il raffrescamento ma comunque si vuole avere un ambiente leggermente più fresco.

A livello di messa in opera, nel caso di edifici industriali le macchine possono essere posate sul tetto o sulla parete, nelle tensostrutture viene montata esternamente: «Una scelta tecnica – spiega Libralato -. Esistono anche macchine per interni che hanno il loro serbatoio d’acqua che scaricano all’esterno, ma hanno prestazioni inferiori e vanno contro il principio base del raffrescamento perché ricircola sempre la stessa aria umidificata che andrà in saturazione. Per me non ha senso». Almeno quanto senso può avere installare un impianto di raffrescamento, in uno sport in piena evoluzione e con una concorrenza (presente e futura) che deve spingere i club manager a investire nella struttura per renderla sempre più accogliente.


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