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IMPIANTI

Systema Hot Club: come risparmiare (almeno) il 30%

Riscaldare i campi è diventato un must dal quale un buon centro padel non può sottrarsi. Però serve scegliere bene tra le varie opzioni, tra le quali spicca quella a irraggiamento che permette di riscaldare singolarmente ciascun campo. Una soluzione progettata da Systema, azienda leader del settore, con risparmi stimati tra il 30 e il 50%. Ecco test e calcoli, svolti insieme all’ing. Antonio Polito

di Lorenzo Cazzaniga

11 maggio 2023


Nel 2019, a Roma per i Campionati Europei, diversi addetti ai lavori si improvvisarono novelli Nostradamus: «Come sarà il padel del futuro? Al coperto». Avevano ragione: se all’epoca i campi indoor erano circa un quarto del totale, percentuale che scendeva drasticamente nella capitale, a distanza di tre anni e mezzo, è cresciuta fino all’attuale 37%, con quella del Lazio solo un filo sotto ma comunque arrivata a un onorevole 31%. Un incremento atteso, al punto che le aziende di riferimento si riterranno soddisfatte quando il dato della Lombardia (72%) coinciderà con quello nazionale. Dunque, anche i meno avveduti hanno ormai compreso che il padel è uno sport essenzialmente indoor (con le dovute eccezioni, per clima, costumi e abitudini). Ora c’è la necessità di compiere lo step successivo perché il campo ideale deve essere indoor ma anche riscaldato. Ben riscaldato.

In tanti abbiamo negli occhi le immagini di maestri costretti a insegnare indossando giubbotto e scaldacollo, con i clienti che cercano di difendersi dal gelo rispolverando maglie termiche tipiche da settimana bianca sulle Dolomiti. Giocare con sette, otto gradi toglie il piacere e soprattutto, come ci confermano tanti preparatori atletici e fisioterapisti, aumenta le probabilità di infortunio, anche perché difficilmente ci sono aree adatte per un adeguato workout di riscaldamento.  Così, se i social ci hanno talvolta fatto sorridere con i video di alcuni appassionati intenti a giocare outdoor in pieno inverno e con qualche gocciolina a far compagnia, è evidente che i club, devono cominciare a offrire dei servizi sempre più validi per mantenere remunerativa la loro attività. Peraltro, riscaldare il campo di gioco rientrerebbe nella categoria di quelli essenziali, come si è da sempre abituati nei tennis club, per citare un ambiente simile.

«Rispetto a un sistema di riscaldamento a gas, con quello a irraggiamento di Systema si risparmia dal 30 al 50%» ing. Antonio Polito» ing. Antonio Polito

Il padel, al principio ha sfruttato l’enorme passione dei debuttanti, poi la pandemia che ha spinto a fare attività sportiva in qualsiasi condizione (ti credo, dopo mesi di clausura!) e infine la crisi energetica che ha consigliato di essere cauti nell’accendere gli impianti. Ora, per quanto siano tutte considerazioni comprensibili, la situazione attuale è piuttosto delineata e il riscaldamento è un must dal quale non è più possibile prescindere. Bisogna però scegliere tra varie opzioni, perché anche in questo settore l’evoluzione è continua. Tra queste, spicca il riscaldamento a irraggiamento che presenta alcuni indubbi vantaggi. Di cosa si tratta? Sostanzialmente di un sistema a nastri radianti che permette di riscaldare ciascun campo singolarmente, senza doverlo fare per un’intera struttura, anche quando è solo parzialmente occupata. Una tecnologia sviluppata nel padel da Systema, azienda veneta leader nel settore che, oltre all’industriale e al terziario, si è avvicinata anche allo sport e, ça va sans dire, nello specifico al padel che presenta prospettive molto interessanti.

Per approfondire la questione, abbiamo percorso due strade: la prima ci ha portato a contattare un esperto della materia come l’ingegner Antonio Polito (con un curriculum impossibile da riassumere in poche righe), quindi siamo filati a Bergamo per testare il funzionamento di persona, al Bergamo Padel Club, nuova struttura in pieno centro città. Nel primo caso, la risposta è stata definitiva come una lapide: «Optare per il sistema a irraggiamento è una scelta intelligente – ha spiegato l’ing. Polito – perché localizzare il riscaldamento è pratico ed economicamente vantaggioso. Come con le luci, che accendiamo solo dove serve illuminare, anche il calore può essere indirizzato, cambiano solo le lunghezze d’onda perché si sfruttano quelle infrarosso, lunghezze elettromagnetiche che trasportano calore. Per dire, il sole, con cinque milioni di gradi, contiene tutte le frequenze, mentre queste vanno dai 100 ai 300 gradi e il calore viene emesso come infrarossi tenui e non visibili. Servirebbe arrivare a 600 gradi per vedere i tubi diventare rossi». Dunque, queste lunghezze elettromagnetiche partono dalle superfici calde e vanno a scaldare tutto ciò che trovano sotto, cioè il terreno di gioco, la struttura del campo e i giocatori. È un po’ come stare al sole nelle prime giornate di primavera, quando con una temperatura dell’aria di dodici gradi, si sta volentieri in camicia perché c’è una forte irradiazione che scalda il corpo.

Il riscaldamento a irraggiamento è un sistema a nastri radianti che permette di riscaldare ciascun campo singolarmente, senza doverlo fare per un’intera struttura, anche quando è solo parzialmente occupata

Un altro aspetto significativo è il concetto di temperatura di comfort: «È quella stabilita dalla norma ISO 7730, obbligatoria per alcune situazioni delicate, come quelle di una cabina di pilotaggio di un aereo o di una sala operatoria: bisogna portare la temperatura a un livello tale che consenta alla persona di lavorare in pieno comfort – spiega Polito -. Nel caso di un impegno sportivo, va però considerata anche l’attività metabolica che scalda il corpo: in linea generale, ritengo che 16 gradi siano una condizione ottimale per giocare a padel». E qui interviene il globotermostato e la sua sonda, inserita nel sistema, che raccoglie tutte le radiazioni infrarosse e simula la temperatura determinata dall’irraggiamento: la media tra questo valore e la temperatura dell’aria, stabilisce quella di comfort. E quanto ci vuole per raggiungerla dopo che un impianto è rimasto spento tutta la notte? Venti minuti possono essere sufficienti. Poi la temperatura può salire ulteriormente ma intervengono i termostati per regolarne il funzionamento e mantenere una condizione costante, modulando la potenza. Per questo è fondamentale che ogni campo abbia la sua sonda, in modo che possa verificare la temperatura su ciascuno e agire di conseguenza.

Giocare con sette, otto gradi toglie il piacere e aumenta le probabilità di infortunio

Tutto chiaro, cristallino. Però la curiosità di testarlo fisicamente è rimasta e quindi eccoci ad aprire le porte del Bergamo Padel Club alle 10 del mattino di una fredda giornata invernale, quando ti viene da pensare che giocare col Woolrich non sarebbe scomodo. Ci affacciamo al campo 1, sistema di riscaldamento acceso da circa trenta minuti: la prima sensazione è piacevole ma soprattutto è sufficiente muoversi un po’ per percepire calore e comfort assoluto. Abbiamo infatti giocato in t-shirt e shorts senza avvertire fastidi, col termostato che segnava 16 gradi. Per capire la differenza, ci siamo spostati improvvisamente sul campo 2, spento dalla sera precedente e il Woolrich è tornato un’opzione. Inoltre, abbiamo verificato un dettaglio per nulla trascurabile: i vetri erano totalmente asciutti. Perché un vetro anche solamente umido, è il peggior nemico del padelista.

A questo punto, vi era solo un ultimo aspetto da considerare, per nulla banale: ma conviene davvero, a livello economico, installare un impianto di riscaldamento irraggiante? Detto che il grado di soddisfazione dell’utente ha un valore significativo, abbiamo chiesto all’ing. Polito di fornirci una stima dettagliata dei costi, considerando un impianto di riscaldamento ad aria e uno a irraggiamento, ipotizzando un periodo di utilizzo di tredici ore al giorno per cinque mesi, in una struttura da cinque campi con copertura in tensostruttura (e doppio telo) o in edificio industriale. Chiaramente, nel caso dell’irraggiamento, si può accendere/spegnere a seconda dell’occupancy dei campi che si è ipotizzato essere di undici ore per il campo centrale, dieci ore e mezzo per il campo 1, nove ore e mezza per il campo 2, otto ore per il campo 3 e sei ore per il campo 4. Risultato finale dello studio? Nel confronto con la tensostruttura, il risparmio è del 52% (e di circa 45 tonnellate di CO2), con un rientro dell’investimento stimato in meno di un anno e mezzo (il costo medio dell’impianto è di 12.000 euro a campo, installazione compresa). In caso di prefabbricato, si scende al 32% con un payback di quasi quattro anni. Polito è lapalissiano: «Cosa è più conveniente, riscaldare tutti i campi o solo quelli occupati? Come abbiamo visto, il risparmio minimo è del 30% ma può davvero salire al 50% in caso di tensostruttura perché l’isolamento termico è inferiore a un edificio industriale». Un gestore di club deve ormai essere consapevole che riscaldare i campi è un must se si vuole rimanere competitivi sul mercato. Bisogna solo scegliere l’opzione migliore. In attesa del next step che ha una parola d’ordine: raffrescamento. Ma questa è un’altra storia.