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Made in Italy: Ecover

La bellissima struttura del nuovo Elle Padel Club di Mariano Comense, provincia di Como (ma a due passi da Milano)

Impianti

Made in Italy: Ecover

Un bel viaggio ci ha condotto in alcune delle migliori aziende italiane nel settore dell’impiantistica padel perché l’Italia è un vero punto di riferimento internazionale, che si tratti di campi o coperture. E quando si parla di tensostrutture, viene naturale pensare a un brand leader di mercato: Ecover


Sessanta, is the magic number! La notizia era attesa da tempo, sicuramente a Montesilvano, due passi da Pescara, dove ha sede Ecover, una delle aziende leader nelle tensostrutture sportive, padel in primis: la percentuale di campi indoor in Italia è in costante e inarrestabile ascesa. Si è ormai arrivati a quota 37.32% dal 31.25% di sei mesi fa, con picchi del 72% in Lombardia. Ma il dato più interessante è che pure il Lazio è in media nazionale e solo il Sud Italia è ancora lontano da un risultato accettabile (la Sicilia è la terza regione italiana per campi, oltre 700, ma solo il 7% sono coperti). Perfino Roma, storica capitale del padel italiano e nonostante i particolari vincoli urbanistici, non fa eccezione e ormai i club che non hanno campi indoor (oh, spesso è una questione di permessi, non di volontà) faticano a tenere il passo. Una sceneggiatura che aveva ben chiara Leonardo Ravizzini, responsabile commerciale di Ecover, già durante il primo boom del padel, quando aveva stimato che saremmo arrivati in fretta a quota 45%.

Però, nessuna azienda di coperture è disposta a levare il piede dall’acceleratore fin quando non si sarà toccata (almeno) quota 60%. Questo perché anche i gestori di club hanno una maggior consapevolezza delle necessità degli appassionati che desiderano giocare in strutture all’avanguardia e nelle condizioni ideali. Che sono, ça va sans dire, quelle indoor. «Sta cambiando la qualità dell’interlocutore perché tanti imprenditori si sono affacciati a questo settore con la volontà di investire in strutture top level – spiega Ravizzini -. E fortunatamente hanno capito che il padel è uno sport prettamente indoor! La stessa Spagna vanta un’ottima percentuale di campi coperti, nonostante in tante regioni si possa giocare outdoor tutto l’anno».

Il Padel Club Tolcinasco, i cui proprietari sono due ex calciatori (Nicola Amoruso e Alessandro Budel), è diventato in breve tempo il punto di riferimento nell’area della provincia di Milano. Sei campi coperti con due tensostrutture Ecover.

Per rendersene conto, è sufficiente abbozzare un business plan, come ha fatto Vittorio Tallia, una vita da manager in aziende dello sport, adesso impegnato a far crescere il Santo Stefano Padel Club, all’interno dell’omonimo (e bellissimo) relais, alle porte di Biella, dove si contano sei campi e una copertura Ecover: «È molto semplice, un campo indoor rende il doppio e permette di programmare l’attività senza fastidi. Per dire, a luglio organizziamo un torneo FIP Rise che ha un budget importante: non oso immaginare cosa accadrebbe se giocassimo outdoor in un week-end di maltempo». Ma Giove Pluvio non è il solo alleato delle coperture perché il caldo eccessivo e la stessa dinamica del gioco, mal si sposano con le condizioni all’aperto. E per chi realizza coperture, il dato più confortante è quel 63% di campi ancora scoperti, cioè 4.800. Tuttavia, l’ostacolo maggiore non sembrano più i gestori di club o, ancor meno, i nuovi investitori, ma i vincoli urbanistici e l’insipienza di qualche dirigente comunale. «Installare una tensostruttura negli ottomila comuni italiani vuol dire confrontarsi con ottomila procedure diverse – continua Ravizzini -, al punto che non potrei indicare un iter standard semplicemente perché non esiste.

«Nuovi imprenditori stanno investendo in strutture top level. E hanno capito che il padel è uno sport prettamente indoor» Leonardo Ravizzini, responsabile commerciale Ecover

La figura più importante è il tecnico professionista che accompagna il club in questo percorso e deve comprendere la fattibilità del progetto, anche se poi diventa comunque un’interpretazione dell’ufficio tecnico comunale che imporrà una pratica precisa. Chiaro che non si può pretendere di costruire un centro padel indoor davanti al Colosseo, ma servirebbe buonsenso nelle autorizzazioni». Comunque sia, in questo proliferare di nuovi impianti indoor, la tensostruttura in ferro rimane una scelta molto apprezzata per la sua praticità, l’ottimo rapporto prezzo-qualità e la possibilità di risparmio energetico: «Prima della crisi energetica si trascuravano certi aspetti, ora che riscaldare un campo ha un costo notevole, anche i gestori stanno cercando soluzioni ad hoc» dice ancora Ravizzini, che aggiunge: «Il problema di tanti centri è dover riscaldare una struttura da sei campi anche quando ne hanno prenotati solo due e per questo stiamo valutando sistemi di riscaldamento alternativi. Siamo attenti alle esigenze dei club, però è in fase di nuova costruzione che si possono attuare interventi che consentono di risparmiare in termini di efficienza energetica».

Ecover ha creduto nel padel fin dal principio, creando da subito coperture ad hoc, che tenessero conto delle esigenze di altezze e spazi. Il famoso Duetto per i classici due campi è stato poi affiancato da strutture di dimensioni sempre maggiori perché un club moderno di solo padel deve disporre di almeno quattro, cinque campi. ECover ha coperto i suoi primi due campi da padel nel 2018, ora ha l’obiettivo di farlo per 250 in una sola stagione.

«È molto semplice, un campo indoor rende il doppio e permette di programmare l’attività senza fastidi» Vittorio Tallia, Santo Stefano Padel & Pickleball

Il concetto è dunque chiaro, alla copertura bisogna pensare già dalla fase di progettazione, in modo da prevedere tutto ciò che serve ed evitare spiacevoli sorprese, soprattutto adesso che un altro trend è in atto: la media-campi per struttura sta crescendo, tanto che nel primo trimestre 2023 sono nate ben tredici padel club con almeno otto campi: «Una volta montavamo il famoso Duetto, una struttura ideale per due campi, adesso i progetti partono spesso da cinque – dice Ravizzini -. Un club di solo padel con due, tre campi non regge la concorrenza, se non in situazioni specifiche. E comunque, considerando la ripartizione dei costi fissi, il business vero richiede almeno cinque campi, mentre una cifra inferiore funziona ancora in un centro polisportivo, dove il padel è solo una parte dell’offerta sportiva». Per questo motivo crescono anche le ambizioni di Ecover: «Siamo partiti nel 2018 coprendo due campi, adesso l’obiettivo è arrivare a 250 in una stagione – afferma Ravizzini – e la crescita passerà da un’organizzazione che permetta di offrire un servizio adeguato sotto tutti i punti di vista. Le imprese sono assimilabili ai centri padel: in pieno boom lavoravano tutte, nel prossimo futuro continueranno a far bene solo quelle che saranno capaci di evolversi offrendo servizi di consulenza e con il coraggio di trasferire un po’ di know-how». Con la consapevolezza di avere davanti un percorso potenzialmente ricco di grandi soddisfazioni: senza eccessivo ottimismo, nei prossimi cinque anni è prevista l’installazione di circa diecimila nuovi campi, un mercato che, all inclusive, può valere quasi un miliardo di euro. E dove la copertura reciterà un ruolo da assoluta protagonista.


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