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Padel Haus: The First Club in New York City
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Padel Haus: The First Club in New York City

Un messicano trasferitosi a New York da oltre dieci anni è l’imprenditore che ha costruito i primi padel club nella Big Apple, a Brooklyn: il primo nel quartiere di Williamsburg, il secondo a DUMBO. Il costo è da vero New Yorker: 220 dollari per 90 minuti di gioco


If I can make it there, I’ll make it anywhere, It’s up to you, New York, New York. Lo sosteneva The Voice nella sua celebre canzone dedicata alla Big Apple. Se ci riesci lì, puoi farcela ovunque, a sottolineare come New York City sia la città più affascinante del mondo ma anche quella con il più alto tasso di competitività. Per questo arrivare prima di chiunque altro è complicato ma può trasformarsi in un successo notevole. È quello che deve avere pensato Santiago Gomez, imprenditore nato a Mexico City, laureato in business management ad Harvard, attivo nel settore finanziario chez-UBS a New York, dove si è trasferito oltre dieci anni fa. Poi ha scelto di investire nel settore della ristorazione, in qualità di co-founder di Cosme, apprezzato ristorante messicano sulla 21esima strada, a due passi dal Flatiron Building. La pandemia gli ha suggerito di far ritorno in patria, in quell’Acapulco in cui Enrique Corcuera ha inventato il padel (o padèl, come dicono gli yankees), nell’ormai lontano 1962. Gomez è diventato presto un addicted: «Giocavo praticamente ogni giorno e mi divertivo un sacco. Così, quando ho deciso di tornare a New York, mi sono detto che sarei stato il primo a costruire dei campi da padel in città. A qualsiasi costo». Già, a qualsiasi costo, perché i prezzi del real estate nella Grande Mela non sono proprio abbordabili, soprattutto se si vuole restare in un quartiere gradevole.

Alla fine, Gomez ha trovato una soluzione notevole, appena superato il ponte di Williamsburg, a due passi da Soho: Padel Haus. «La necessità era trovare uno spazio adeguato, con l’altezza giusta e in un quartiere servito dai mezzi perché a NYC ci si muove a piedi, in metro o in taxi e finire in periferia sarebbe stato un dramma». La superficie non è trascurabile (1.500 metri quadri) considerando che a New York ogni centimetro di terreno è prezioso. All’interno della struttura hanno trovato spazio quattro campi, spogliatoi, juice bar e una zona di relax e working station, come è ormai doveroso, in tempi di smart working. L’aspetto più complesso è stato quello dei campi: «Nel settembre dello scorso anno sono stato in Spagna per visitare varie fabbriche. Purtroppo era l’unica soluzione anche se non esattamente la più pratica dal punto di vista logistico ed economico. In futuro dovrò trovare un fornitore locale o, al massimo, in Messico».

In linea generale, per migliorare bisogna porsi un quesito decisivo: «Quante partite sono disposto a perdere pur di migliorare?»

Già, perché Gomez non si è fermato a Williamsburg: una second alocation ha aperto a DUMBO (precisamente al 257 Water Street, Brooklyn). Come spesso accade agli imprenditori che investono nel padel, si comprende immediatamente che la remuneratività di questa attività è piuttosto interessante e che, proprio per questa caratteristica si fa preferire «al pickleball che negli States ha tanti praticanti ma spesso in campi pubblici e ormai si immaginano di giocare gratis. La nostra è un’offerta ben diversa». E che vorrebbe replicare a Manhattan, ma anche a Long Island e nel nord-est degli Stati Uniti: «L’obiettivo è di aprire dieci centri nel 2024, per arrivare a 25 nel 2o25», un’ambizione di forte crescita tipica degli imprenditori americani.

I campi di Padel Haus a DUMBO

Nel frattempo, è convinto che i New Yorkers diventeranno dei fanatics del gioco perché «amano tutto ciò che è cool e il padel ha già attratto tanti personaggi famosi, quindi non ho dubbi che questa iniziativa avrà successo, anche perché negli Stati Uniti il padel sta muovendo solo adesso i primi passi e i margini di progresso sono ampissimi. Mettiamola così: questo sport è nato in Centro e Sudamerica, si è sviluppato in Europa ma il suo futuro è negli Stati Uniti». Probabile. Nel frattempo, la tappa del World Padel Tour a Miami nel 2022 è stato un evento social&business e un evento storico, tale da permettere alla Florida di diventare attualmente lo stato col maggior sviluppo nel settore, anche grazie all’appoggio di star come Jimmy Butler dei Miami Heat di basket, ormai un adepto del gioco, e dei tanti sudamericani che vivono lì.

«Però la East Coast ha delle potenzialità notevoli – dice ancora Gomez – con una popolazione che ha un forte potere d’acquisto». Già, perché giocare a New York City non sarà essenzialmente economico: 220 dollari per i non-members, 140 per i soci: «Negli Stati Uniti, come accade nel tennis, la possibilità di diventare soci piace perché rappresenta uno status e offre vantaggi che sono sempre apprezzati». Nel caso specifico, la possibilità di prenotare con due settimane di anticipo, non avere il limite di tre prenotazioni mensili e disporre di workstation, social lounge e spogliatoi senza richiedere un daily pass. Benefits che inevitabilmente hanno un costo: 490 dollari una tantum, poi 150 dollari al mese, per una élite di sole 100 persone. E non è finita qui: «Per far crescere la fan-base bisogna avere buoni maestri. Ovviamente ancora non ce ne sono ma stiamo creando dei corsi di formazione con la USPTA perché mi piacerebbe presto aprire anche un’academy vera e propria».

Santiago Gomez, founder di Padel haus

Il tutto in attesa del vero boom che, secondo l’ex Presidente di Padel USA, Marcos Del Pilar, è già cominciato: «La crescita è costante e contiamo di avere otto milioni di praticanti entro il 2030». E i primi, a New York, hanno giocato da Padel Haus, appena superato il ponte di Williamsburg.


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