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Top Club: Imoco Center Padel X4
Impianti

Top Club: Imoco Center Padel X4

A Villorba, provincia di Treviso, a due passi dal mitici Palaverde, è stato inaugurato un nuovo centro con otto campi, tanti servizi (compreso un innovativo sistema di riscaldamento) e l’idea di creare atleti professionisti. Come sono già abituati nel volley femminile


Il padel ha bisogno di fare un salto di qualità. Certamente nelle strutture, un fatto già evidente perché i nuovi impianti hanno spesso un numero di campi che sfiora (o supera) la doppia cifra, con relativi servizi annessi. Lo stesso deve accadere nella gestione, trasformando l’attività di affitta-campi in qualcosa di più strutturato e che permetta una crescita sana e duratura. In questo senso, la formazione dei maestri e la conseguente nascita di un settore giovanile, sono aspetti non più trascurabili. Un buon esempio è l’Imoco Center Padel X4, un centro appena inaugurato a due passi da quel Palaverde di Villorba, provincia di Treviso, dove si sono scritte pagine importanti dello sport italiano, con basket (prima) e volley (adesso) in primo piano.

Ora è tempo (anche) di padel perché dalla costola di quell’Imoco Volley che ha raggranellato titoli a livello nazionale e internazionale, è nato un padel club da otto campi indoor, palestra di personal training, centro medico, bar-bistrot e una piazzetta di aggregazione sociale, il vero plus che offrono pala y bola. Con la volontà di costruire un progetto tecnico importante e facilities all’avanguardia. Ne abbiamo parlato con Matteo Bianchin, colui che dovrà impostare una gestione che permetta di raggiungere gli obiettivi prefissati.

Come nasce il progetto Imoco Padel?
Dalla volontà di un gruppo di imprenditori, in particolare di Pietro Maschio. Date le varie vicende burocratiche, ci sono voluti tre anni per aprire questo centro che verrà completato nelle prossime settimane. Sono già operativi gli 8 campi indoor e la piazzetta con chiringuito, poi seguiranno il bar-bistrot, un centro medico, altri due campi scoperti dentro l’arena e una palestra con personal training, un format che abbiamo già sperimentato con successo a Conegliano.

Perché il padel?
Con la pandemia è scoppiata anche la padel-mania, uno sport che si è diffuso rapidamente e che ha appassionato anche Pietro Maschio. E, come spesso accade, dalla passione può nascere un’opportunità, sostenuta da un gruppo imprenditoriale molto forte. Il fatto curioso è che la prima passione di Maschio è il basket e invece si è ritrovato a investire nel volley e nel padel!

«Lo scenario è cambiato radicalmente, adesso è necessario offrire dei servizi interessanti, compreso un impianto di riscaldamento che funziona bene…» Matteo Bianchin

Peraltro in una città come Treviso che respira sport ad alto livello da parecchio tempo.
Sysley, Benetton, Imoco, tutte squadre che nel basket e nel volley hanno raggiunto traguardi notevoli. Però il padel è un fenomeno diverso, più trasversale, che può unire tutti: è divertente, si impara velocemente, è inclusivo e unisce le persone. Come il rugby. E infatti, anche nel padel il terzo tempo è un aspetto fondamentale. Da noi, non c’è match senza lo spritz e infatti in piazzetta abbiamo infilato un chiringuito, in attesa del bistrot.

Con l’Imoco Volley siete abituati allo sport di alto livello, con il padel si parte dalla base: quanta voglia c’è di professionismo anche nel nostro sport?
Mancano ancora i giovani. Tutti lavorano con gli over 30, noi puntiamo anche agli under. I club devono infiltrarsi nelle scuole, proporre gratuitamente i loro corsi durante le ore di educazione motoria e creare le prospettive affinché un ragazzo possa aspirare a diventare un professionista. Si tratta di un percorso lungo ma che Imoco ha già realizzato nel volley. Anche nel padel vogliamo scalare le classifiche dei club, partendo dal settore femminile (l’Imoco Volley è una squadra di volley della Serie A femminile che ha conquistato vari titoli nazionali e internazionali nelle ultime stagioni n.d.r.) e chiaramente dal primo step, la Serie D. Un progetto in divenire che stiamo cominciando a strutturare, anche grazie al supporto della GM Padel Academy di Malaga e di coach Gustavo Machuca: la metodologia spagnola applicata al mercato italiano è un mix perfetto. In Italia preferiamo studiare la tecnica e poi applicarla in campo, gli spagnoli puntano maggiormente sulla ripetizione del gesto e degli schemi in allenamento. Quantità e qualità, se miscelate bene sono un cocktail che funziona. Non vogliamo replicare il modello spagnolo in ogni sua parte, ma cercare di prendere solo il meglio.

Fin qui, i club sono stati soprattutto degli affitta-campi perché la domanda era ben superiore all’offerta e il ritorno economico evidente: ora come dovranno evolversi i circoli di padel?
Lo scenario è già cambiato radicalmente, adesso è necessario offrire dei servizi interessanti soprattutto quando, come nel nostro caso, si è un club esclusivamente di padel. Non abbiamo calcetto, tennis, beach volley, siamo concentrati solo sul padel e quindi dobbiamo creare la miglior experience possibile all’utente. Per dire, ora abbiamo inserito la tecnologia francese di telecamere NGTV sui nostri campi, senza alcun sovrapprezzo. Inoltre, con la  nuova normativa fiscale, l’affitto campi è meno vantaggioso.

Un Systema che funziona

Fra i tanti servizi apprezzati dai giocatori, c’è un aspetto che ormai è determinante nella scelta del club dove giocare: il riscaldamento invernale. Nel Nord Italia è imprescindibile e quei club che non l’hanno previsto perché al principio la domanda era talmente superiore all’offerta che gli appassionati giocavano in qualsiasi condizione, sono destinati a soffrire, ora che la concorrenza è diventa qualitativamente maggiore. E non basta che vi sia una pompa di calore, deve funzionare adeguatamente, in base al tipo di struttura. Perché non c’è niente di peggio che pagare un servizio senza riceverlo. Un sistema innovativo è quello creato da… Systema Spa, azienda specializzata nel settore e che sfrutta i nastri radianti che hanno una peculiarità per nulla trascurabile: posizionati sopra ciascun campo, permette di riscaldarne uno alla volta, solo quando è necessario, con un conseguente risparmio di consumo (stimato in circa il 30%).

«Fino a qualche tempo fa, qualunque club affittava i campi, indipendentemente dai servizi che poteva offrire. Ora sono arrivati imprenditori come Pietro Maschio che hanno una visione ben diversa – spiega Andrea Libralato, manager dell’azienda veneta -. E giocare in un campo ben riscaldato d’inverno è un elemento essenziale, anche per attirare brand ed eventi che creano aggregazione. E business». Quello realizzato per l’Imoco Center da Systema Spa è un piccolo gioiello di ingegneria: «La situazione non era semplice perché, per motivi di spazi, sono otto campi divisi in due strutture ma con una disposizione dei campi diversa tra loro. Soprattutto per quelli in linea, è stata una sfida interessante». Una partnership nata per caso, su una segnalazione di un’azienda di campi che cercava un sistema di riscaldamento classico, ad aria (Systema dispone anche di questa soluzione). Quando invece la commessa è passata nelle mani di Favaretti, un gruppo più strutturato, è stato possibile lavorare in sinergia per soddisfare le esigenze del cliente: «Riscaldare una struttura che ha un’altezza di dodici metri con un impianto ad aria, sarebbe stato un bagno di sangue e probabilmente il percepito sarebbe stato comunque inefficace – continua Libralato -. Con i nastri radianti, il problema è stato risolto e per noi sarà anche l’occasione di creare degli studi specifici, una case history sui consumi molto precisa». Anche perché l’idea di Imoco Center è piuttosto democratica, nel senso che sarà l0utente a decidere se vorrà giocare col riscaldamento o senza, con le ovvie differenze.

«Più la struttura è grande, maggiore è la curva del risparmio, fin da subito – spiega Libralato, soddisfatto all’idea che i nuovi impianti hanno dimensioni sempre più importanti – In questo senso, il padel si sposa perfettamente, visto che ormai tutti chiedono altezze superiori ai nove metri». E con una vita stimata dei nastri pressoché eterna: «I primi sono stati montati nei capannoni industriali negli anni 90 e sono ancora lì, perfettamente funzionanti. Un club potrebbe decidere di cambiare la macchina esterna che, invecchiando, diventa meno efficiente, come accade con le caldaie. La vita media è stimata in 20 anni, ma molto spesso si arriva a superare i trenta. Anche quando ci si dimentica della manutenzione…»

Ecco, quanto cambia la gestione di un club dopo l’entrata in vigore di questa normativa?
Ci sono lati positivi e negativi. Se giocano utenti che non sono associati, bisogna emettere uno scontrino fiscale con tanto di Iva e quindi la marginalità si riduce. Però c’è anche una maggior tutela assicurativa se un giocatore subisce un danno fortuito, non causato dalla struttura. Anche i dipendenti devono essere inquadrati con un contratto più strutturato, che chiaramente comporta un aggravio di costi per il club. Alla fine, sono liberi professionisti di cui lo Stato si è accorto solo durante la pandemia, quando sono scattati i contributi per gli operatori sportivi. Prima erano invisibili. Però, il padel ha margini di guadagno tali che sono problemi risolvibili, anche se per le strutture più piccole può rappresentare un certo fastidio. In ogni caso, solo tra un anno potremo dare giudizi precisi.

La figura del maestro è spesso determinante, ma ancora la qualità media non è soddisfacente: quanto è importante la loro formazione?
Abbiamo fatto un grosso investimento in questo senso perché i nostri due istruttori,  Nicola Cappellesso e Manuel Roldan, hanno trascorso due mesi in Spagna da coach Machuca: 240 ore di formazione, una full immersion che gli ha consentito di crescere tanto e di apprendere una metodologia precisa. Se poi qualcuno volesse fare un percorso agonistic, Gustavo prepara i programmi e le schede tecniche in modo da tenere monitorati i progressi e decidere su cosa lavorare. La formazione deve essere continua, con meeting settimanali. Un sistema complesso, ma rassicurante.

Il padel è ancora un business profittevole?
Assolutamente. Chi lavora bene, ha delle ottime marginalità. I canonici due turni per campo coprono le spese di gestione, tutto il resto è guadagno che, all’interno della nostra associazione sportiva, viene poi reinvestito per migliorare il club.

Il padelista è un vagabondo che gira da un club all’altro: come fidelizzarlo?
La mia volontà è di collaborare con i circoli vicini per creare delle sinergie. Giocare a padel con le stesse persone può diventare ripetitivo, quindi è positivo che girino fra i vari club, considerando che il numero di appassionati permette a tutti di lavorare. Per esempio, tre club di Villorba, Castelfranco e Treviso hanno organizzato un torneo a squadre che si disputava contemporaneamente in tutti i circoli, con tanto di cena conclusiva. Ecco, è un esperimento di condivisione che vorrei ripetere.

«La volontà è di collaborare con i circoli vicini per creare delle sinergie perché l’esclusività nel padel non funziona, c’è una mentalità nuova e voglia di aggregazione» Matteo Bianchin

Quanto è fiducioso sulla collaborazione degli altri club? Nel tennis non ha mai funzionato…
Serve gente collaborativa. Qualcuno sarà disponibile, altri meno e vedremo chi avrà visto giusto. L’esclusività nel padel non funziona, c’è una mentalità nuova e voglia di aggregazione. Dopotutto, il tennis è uno sport individuale, il padel di squadra. Anche in campo, l’alchimia nella coppia talvolta conta più della tecnica.

Con quali criteri avete scelto le strutture?
Con il buon senso! Nel padel si gioca con tutto il campo, compresi vetri e griglie in ferro, per questo volevamo uno standard adeguato: arriviamo fino a 11 metri e mezzo di altezza e quattro campi hanno le uscite laterali regolamentari, un unicum nella zona. Abbiamo scelto la qualità di Italian Padel, con tanto di vetri stratificati perché sono garanzia di sicurezza: la combinazione tra vetri veloci e la superficie in erba sintetica della Mondo, la stessa utilizzata nel World Padel Tour, rendono la qualità di gioco notevole. E poi abbiamo un sistema di riscaldamento innovativo perché è fondamentale che funzioni bene.

Ci spieghi.
Abbiamo fatto una ricerca approfondita per riuscire a riscaldare solo quando e dove si desidera. Abbiamo provato a coibentare con attenzione i campi ma il risultato estetico e i costi si sono rivelati poco funzionali. Quindi abbiamo conosciuto Systema Spa con la loro tecnologia a nastri radianti dall’alto: è la soluzione ideale perché ci permette di riscaldare un campo alla volta e solo quando necessario. Così sii gioca con la giusta temperatura e costi ridotti. Abbiamo risolto un problema notevole perché non c’è niente di peggio che pagare il riscaldamento e non percepirlo, sia per i giocatori sia per i gestori.

Fatto comprensibile: con un prezzo medio in inverno di 60 euro per 90 minuti, i giocatori vogliono un po’ di comfort.
Indubbiamente. Ci sarà sempre qualcuno che si lamenta di qualcosa, ma noi dobbiamo fare in modo che accada sempre meno. Offrire servizi di un certo livello permette di fidelizzare l’utente e il riscaldamento invernale è un must. Anzi, stiamo già pensando al raffrescamento d’estate…

Perché un appassionato dovrebbe venire a giocare all’Imoco?
Per vivere un’esperienza top. Una struttura nuova, ben concepita, con campi di alta qualità e molto sicuri. Se vuoi migliorare, ci sono coach formati in maniera scrupolosa e percorsi tecnici anche per chi punta all’agonismo. E poi è un ambiente sano e divertente. Di sicuro, si viene accolti con un sorriso.

L’obiettivo sembra creare un giusto mix tra wellbeing e agonismo?
Esatto. Quest’ultimo resta la nostra missione, creare nuovi atleti grazie a una scuola di alto livello. Serve tempo anche per istruire i genitori, farli appassionare e quindi permettere ai figli di cominciare un percorso agonistico in uno sport ancora vergine sotto questo punto di vista. Il tutto, senza dimenticare lo sport di base. Infatti, vogliamo creare delle borse di studio in stile americano, grazie al supporto di alcuni sponsor, per premiare chi vuole coniugare studio e sport, dove i progressi scolastici saranno un fattore determinante.


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