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The Store: Carlisport, Ariccia (Roma)
ATTREZZATURA

The Store: Carlisport, Ariccia (Roma)

Quasi 40 anni dedicati al retail sportivo ad Ariccia, uno dei Castelli Romani più celebri. Una location top da 400 metri quadri dove il padel ha conquistato il suo spazio. Però il titolare, Luigi Carliseppe, ammette: «Dopo il boom, è un periodo di transizione e pulizia del mercato. Ma anche le aziende devono farsi un bell’esame di coscienza»


Quella di Carlisport è una lunga storia di sport, cominciata il 23 aprile 1987 per la straordinaria passione sportiva di Luigi Carliseppe (il nome del punto vendita è una diretta conseguenza), un tale divoratore di articoli sportivi che il padre decise che tanto valeva aprire un negozio. Si è partiti con tennis e sci, allargando l’offerta a tutte le sfaccettature della montagna, estiva e invernale, al multisport e al tempo libero. In 37 anni di attività, è cambiata la location, da quella originale in via Risorgimento 113 ad Albano, a quella attuale di Ariccia (entrambi i comuni sono in provincia di Roma), all’interno di un’area commerciale importante, con vicini di casa che garantiscono un flusso importante (Eurospin, Risparmio Casa, etc). Con Luigi, fiero di essere titolare unico di ditta individuale, abbiamo parlato del passato, presente e prossimo futuro del padel nel settore retail.

Un punto vendita storico, un riferimento per tanti appassionati, ma quale è stato il momento migliore di questa quasi quarantennale attività?
Gli anni 2000. Precisamente dal 1996 al 2004 anche se pure quando ci siamo trasferiti la prima volta nel 2007, il business era in costante crescita. La scelta azzeccata è arrivata nel 2020, quando post-Covid abbiamo scelto un’area più commerciale, con un open space da 400 metri quadri dove tutti i reparti sono ben visibili. Entrare da noi è come fare il giro del mondo nello sport. Tutto è molto ben diviso e ordinato, un percorso ideale per il cliente.

Come avete conosciuto il padel?
Siamo nati col tennis e ci occupiamo di qualunque cosa preveda l’uso di una racchetta. Abbiamo sempre trattato anche il ping pong con prodotti di alto livello, non potevamo certo mancare un fenomeno come quello del padel. Abbiamo cominciato già nel 2018, poi con il periodo del Covid si è registrato un boom pazzesco, un’esplosione perfino difficile da controllare. Però le crescite così vertiginose portano con sé anche tante insicurezze, che ora sono affiorate.

«Oggi girano troppe racchette, una situazione che va ridimensionata e alla quale abbiamo contribuito tutti: aziende che hanno prodotto in eccesso e negozi che hanno fatto ordini troppo ambiziosi. Questo sarà un anno di pulizia con una scrematura di aziende e punti vendita. In futuro credo che rimarranno una quindicina di marchi»

Per esempio?
La situazione attuale che è di pura transizione e sarà così per tutto il 2024. Tanti hanno aperto un negozio di padel in maniera affrettata, le aziende hanno aperto i rubinetti e consegnato merce a chiunque la richiedesse e con oltre 200 marchi stimati sul mercato, si sono perse le proporzioni. Mi ha ricordato il boom delle sigarette elettroniche, dove al principio si è buttato chiunque. Oggi girano troppe racchette perché l’offerta ha superato la domanda. Una situazione che va ridimensionata e alla quale abbiamo contribuito tutti: aziende che hanno prodotto in eccesso e negozi che hanno fatto ordini troppo ambiziosi. Questo sarà un anno di pulizia con una scrematura di aziende e punti vendita. In futuro credo che rimarranno una quindicina di marchi.

Voi quali trattate principalmente?
Abbiamo già dato una sforbiciata e ora lavoriamo soprattutto con Adidas, Babolat, Bullpadel, Drop Shot, Dunlop, Head, Joma e Nox. Poi abbiamo aggiunto Ikoneec perché è un marchio italiano che produce con materiali di alta qualità e un rapporto qualità-prezzo molto buono. C’è una collezione completa, con modelli di alta gamma molto strutturati e adatti a un pubblico di giocatori esperti, ma soprattutto una gamma per giocatori di livello intermedio davvero ottima, per qualità e convenienza.

Alcuni negozianti hanno deciso di frenare col padel, altri affermano che senza il padel non riuscirebbero a sopravvivere: dov’è la verità?
Il padel è un rasoio con una lama sottile e tagliente: c’è chi ha fatto fortuna rapidamente ma che altrettanto velocemente è caduto. Al principio si vendevano 24 pezzi di ciascun modello top in una settimana per un totale di centinaia di pale. In un momento complesso come quello della pandemia, il padel ci ha tenuto in piedi. Ora è passato quel periodo di vendite esagerate, ma non trattarlo più credo sia un errore. Bisogna ragionare con la testa, non con la pancia: alla fine basta mettere dei numeri a terra e trovare il giusto equilibrio.

«Il problema principale sono le racchette che non rispettano i parametri indicati. Troviamo differenze superiori ai 20 grammi! E come faccio a venderle a 300 euro? In questo è apprezzabile che un brand come Ikoneec garantisca la tolleranza di 5 grammi. Però le aziende devono controllare meglio la produzione e farsi un bell’esame di coscienza»

Quanto è difficile comprare bene per un negoziante, senza aver eun grande storico alle spalle nel settore padel?
Un negoziante esperto sa cosa e quanto comprare, nella consapevolezza che ci saranno sempre degli alti e bassi. Però l’esperienza aiuta a prevenirli o quantomeno ad affrontarli. Poi non è da sottovalutare la concorrenza dei siti e-commerce.

Com’è il rapporto con loro?
Nel tennis è più facile perché abbiamo un servizio di incordatura e customizzazione dei telai che distingue il negozio fisico, mentre nel padel siamo un po’ tutti fenomeni. E poi nel padel non si cambiano le corde, un servizio essenziale perché certifica passione e competenza.

Quali sono gli aspetti più difficili da accettare nel padel per un negoziante?
Il fatto che i prodotti non rispettino i parametri indicati. Se prendo dieci racchette dello stesso modello, troverò delle differenze troppo marcate, anche superiori ai 20 grammi. E come faccio a vendere a 250, 300 euro una pala che non rispetta le sue caratteristiche. Ecco, in questo è apprezzabile che Ikoneec garantisca la tolleranza di cinque grammi, ma sarebbe un obbligo per tutti i brand. Peso e bilanciamento devono rimanere nei parametri altrimenti l’appassionato, che è sempre più educato su questi temi, percepisce che quell’attrezzo non vale il suo prezzo. Ci sono aziende, anche importanti, che stanno rischiando di rovinarsi l’immagine.

«Il rapporto con club e maestri di padel? Una giungla. C’è chi vende pale dal bagagliaio dell’auto, magari di dubbia provenienza e non è raro che un maestro abbia più accordi con vari brand. Certi valori sembrano scomparsi: una volta era sufficiente la stretta di mano, adesso non bastano i contratti»

Invece cosa l’ha convinta a selezionare un brand giovane come Ikoneec?
È un marchio creato da gente esperta prima di tennis e adesso di padel. Rappresenta una bella alternativa ai top brand, con prodotti di qualità, una tolleranza garantita nel peso delle pale e condizioni appetibili. Personalmente lavorerei ancora di più sulla grafica perché una racchetta è come un quadro, deve trasmettere tanta emozione, anche uscendo dagli schemi. E poi la scelta di non fornire i siti di e-commerce è stata fondamentale nella scelta perché vuol dire offrire un prodotto che trovi solo nei punti vendita selezionati e quindi senza rischiare le storture tipiche del web.

Infatti sembra che rispetto al tennis ci sia meno affezione rispetto a un determinato marchio?
Ti credo, con 200 marchi e oltre mille modelli sul mercato, è difficile rimanere fedeli! Se poi una pala non è nemmeno precisa nelle sue misure, l’utente perde facilmente fiducia nel brand e la volta successiva lo cambia. Il problema è che poi succede lo stesso con quello nuovo… Le aziende devono farsi un bell’esame di coscienza, controllare meglio la produzione e cambiare le collezioni non prima di 24 mesi. E poi non si possono trovare sconti folli dopo due mesi dal lancio. Certi e-commerce rovinano il mercato, magari speculando sulle differenze nelle imposte, ma è compito delle aziende vigilare su quanto accade con i loro prodotti.

È più facile vendere una racchetta da tennis o una da padel?
Da tennis, perché ci sono meno marchi, le gamme di prodotto sono più precise per pesi e rigidità e poi si può lavorare sulle corde e la customizzazione per adeguarsi alle esigenze di ogni singolo cliente. Per esempio, giocare in estate o inverno con differenze di temperature che possono superare i 25 gradi, influenza molto il rendimento della racchetta. Nel tennis intervieni sulla tensione delle corde, nel padel non hai questa chance. E noi abbiamo in squadra un tecnico incordatore preparato come Andrea Vinci, con esperienza in tornei come Roma e Roland-Garros, e con un brevetto di incordatore di primo livello della FITP.

Nel business di Carlisport, quanto pesano rispettivamente padel e tennis?
Attualmente il tennis per l’80%. Due anni fa invece erano 50 e 50. Il tennis sta vivendo un bellissimo periodo, con tanti circoli partner e un numero di campi e di agonisti importante.

Qual è il rapporto con i club e i maestri di padel?
Una giungla. Nel tennis il maestro valuta i risultati tecnici e la qualità nella preparazione dei telai per i giocatori. C’è fiducia reciproca e apprezzano il lavoro. Nel padel invece trovi chi vende le pale dal bagagliaio dell’auto, magari di dubbia provenienza e non è raro che un maestro abbia più accordi con i vari brand. Certi valori sembrano scomparsi: una volta era sufficiente la stretta di mano, adesso non bastano i contratti.

Qual è la tipologia di cliente che frequenta Carli Sport?
Appassionati di ogni genere e livello, dai 25 anni fino ai 65. Nel padel mancano ancora i giovanissimi perché le scuole per ragazzi latitano, soprattutto quelle di livello e non improvvisate. All’appello non ci sono quelle vendite che nel tennis sono normali.

Nei circoli la tendenza è diventare dei veri e propri Racquet Sports Club, offrendo tutte le attività: sarà così anche nel settore retail?
È possibile. Ci manca il pickleball perché non ci sono ancora i campi ma nel tempo ben venga. Dopotutto, se metto più articoli nel mio negozio e ho una superficie adeguata per esporli, offro un servizio migliore e ne trarrò beneficio.


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