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Eric Babolat: «Non è padel vs. tennis». E lancia il Babolat Padel Studio
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Eric Babolat: «Non è padel vs. tennis». E lancia il Babolat Padel Studio

Su un campo al 55esimo piano della Torre Emperador di Madrid, il CEO di Babolat ha lanciato una nuova inziativa: un laboratorio di ricerca e sviluppo nei pressi di Barcellona per creare innovazione nelle pale. Presente anche Juan Lebron


È ancora incerto se Babolat è nata con il tennis o il tennis con Babolat. Una battuta che circola spesso nei salotti tennistici, visto che l’anno di fondazione di Babolat è datato 1875, un anno dopo che il maggiore Walter Clopton Wingfield aveva codificato il gioco del tennis e due anni prima dell’esordio dei Championships a Wimbledon. L’azienda Babolat si occupava di corde musicali e fili chirurgici, quando si accorsero che la lavorazione del budello vaccino (in realtà, inizialmente di pecora) era perfetta per creare le corde delle racchette da tennis. Ancora oggi, 148 anni dopo, la corda in budello naturale è, per certi aspetti, la più performante in assoluto. Da circa vent’anni, Babolat si occupa anche di padel e, seguendo il loro claim Tennis (e padel) runs in our blood, hanno preso una decisione importante, quella di investire nel Babolat Padel Studio, un centro di ricerca e sviluppo dove progettare modelli innovativi. In Spagna, ça va sans dire, precisamente a Sant Fruitos de Bages, un paesano di ottomila anime a 60 chilometir da Barcellona. Le prime pale saranno testate e prodotte in serie limitata e presentate durante la prossima stagione e, per celebrare l’iniziativa, siamo stati invitati a un evento alla Torre Emperador di Madrid, dove al 55esimo piano ha trovato spazio anche un campo da padel. Ospite d’onore, Juan Lebron, il principale testimonial del brand francese (dal 2017).

«Il padel rappresenta tra il 15 e il 20% dell’intero fatturato, pur considerando che col tennis siamo presenti in 150 nazioni e col padel solo in 19. Sembra incredibile essendo uno sport molto giovane, ma fra una decina d’anni, il padel rappresenterà il 50% del nostro giro d’affari» Eric Babolat

La scelta di questo investimento non deve sorprendere: Babolat è un marchio legato agli sport di racchetta e l’innovazione è un must per i suoi ingegneri, visto che la volontà è sempre stata di creare prodotti che aiutino i professionisti, ma soprattutto i giocatori di club, a performare meglio. Per questo motive il Padel Studio sarà anche un centro di sperimentazione di nuove tecnologie e metodi di produzione perché è indubbio che nei prossimi anni sono attese novità strutturali nelle pale. Il Babolat Padel Studio avrà dunque quattro mission: l’innovazione, tramite l‘acquisizione di un know-how tecnologico e industriale unico (tra cui quattro brevetti) che consentirà di creare prodotti molto diversi da quelli offerti attualmente, adottando peraltro un approccio sostenibile. Il servizio al giocatore per soddisfare al meglio le esigenze di tutti i nostri giocatori e restare all’avanguardia nell’evoluzione di questo sport. La produzione su misura, perché l’obiettivo è di produrre racchette in serie limitata e in maniera flessibile. Infine, il concetto di Made in Spain, perché la Spagna è il centro culturale del padel, il paese dove è possibile comprendere il DNA di questo sport e contribuire a individuarne lo sviluppo futuro.

A Madrid era presente anche Eric Babolat, CEO ed esponente della quinta generazione della famiglia che ha fondato l’azienda, l’interlocutore ideale per parlare del prossimo futuro di Babolat nel padel.

Quali sono i prossimi step per Babolat nel mondo del padel?
Da un punto di vista globale, siamo un brand che è presente nel mondo del tennis da oltre 150 anni e nel padel solo da venti, ma già rappresenta tra il 15 e il 20% dell’intero fatturato, pur considerando che col tennis siamo presenti in 150 nazioni e col padel solo in 19. Ci sono tre paesi dove il padel è già molto sviluppato: Spagna, Svezia e Italia, e altre nazioni che stanno cominciando a scoprirlo. Quindi è un business destinato a crescere tanto nei prossimi anni. Sembra incredibile essendo uno sport molto giovane, ma fra una decina d’anni, il padel rappresenterà il 50% del nostro giro d’affari.

Da questo punto di vista, qual è la situazione in paesi europei importanti come Francia, Germania, Gran Bretagna?
Stiamo cercando di supportare le persone che stanno investendo per far crescere il padel in questi paesi perché l’unico limite è riuscire a installare nuovi campi. L’Italia è l’esempio perfetto: cinque anni fa in pochi conoscevano questo sport, adesso ci sono investitori importanti che hanno creduto nel progetto e dimostrato che può essere molto redditizio. In Francia lo sviluppo non è stato così evidente ma sono certo che nei prossimi anni la crescita sarà decisamente rapida. L’esperienza del periodo pandemico ha dimostrato che la gente vuole prendersi cura di sé e lo sport è il mezzo ideale. Sport vuol dire salute e le basi del padel sono così facili da apprendere che non c’è preclusione per nessuno: è divertente e sociale al punto che tante persone che non avevano mai praticato una disciplina sportiva, ora sono diventate addicted e giocano diverse volte a settimana. Il padel è diventato parte della loro vita.

Eric Babolat, CEO di Babolat

Un aspetto fondamentale è avvicinare i bambini.
Finalmente sta accadendo e questo permetterà un’ulteriore crescita del movimento. In questo senso abbiamo una partnership molto significativa con Club Med che coinvolge  circa 5 milioni di ragazzini nelle sue strutture ricettive. Noi siamo partner nel tennis e ora anche nel padel perché una vacanza può essere un momento perfetto per avvicinarsi al padel, uno sport che ha una barriera tecnica d’ingresso abbastanza bassa.

La Francia sarà il nuovo Eldorado del padel nei prossimi anni?
Ne sono convinto. Siamo un’azienda con base a Lione e quindi ci farebbe estremamente piacere e infatti stiamo monitorando e supportando il movimento. Come l’Italia, anche la Francia ha una grande tradizione sportiva ma deve ancora capire quanto può essere soddisfacente il padel, sotto tanti punti di vista. Il boom del padel in Italia non ha certo creato problem al movimento tennis, mentre in Francia qualcuno ancora pensa che sia padel vs. tennis. Invece è come dire calcio e calcio a 5, sono sport diversi e si possono praticare entrambi. A me succede così. E poi perché dover scegliere? Offrono sensazioni diverse e praticarli entrambi credo sia parte del divertimento.

In Italia il padel ha già superato il tennis nei conti Babolat?
Accadrà presto perché il padel è uno sport più accessibile, quindi con una potenziale maggior utenza. E più praticanti vogliono dire maggior business. Inoltre, come Babolat siamo coinvolti da così tanto tempo negli sport di racchetta che conosciamo certe dinamiche, ci piace creare prodotti ad hoc per tutti, dai fuoriclasse ai giocatori di club, donne e bambine compresi. Il mercato è molto fluido, la partecipazione femminile molto significativa e con un aspetto specifico: nel tennis, le giocatrici di club non amano usare racchette troppo femminili, anche se dovrebbero perché sono state studiate con appositi accorgimenti. Nel padel invece, sono molto apprezzate, quindi il business è doppio. E poi a padel accade spesso che si giochino dei doppi misti, nel tennis è decisamente meno frequente.

L’azienda è sempre rimasta fortemente nelle mani della famiglia Babolat: ha mai pensato di cederla a qualche investitore visto che non saranno mancate le proposte in questi anni?
Le offerte ci sono state ma non sono state prese in considerazione perché voglio che Babolat resti una family business e possa curare tutti i dettagli, principalmente quelli sportivi, per garantire qualità e autenticità nei suoi prodotti. Ed è importante che anche i nostril atleti si sentano parte di questa famiglia, una sensazione che ha spiegato anche lo stesso Juan Lebron, coinvolto in un progetto a lungo termine che lo ha portato ad avere una linea ben distinta e riconoscibile di racchette e abbigliamento.

Eric Babolatcon Juan Lebron


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