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Impianti padel: l’iter obbligatorio

Per costruire un impianto padel bisogna seguire un iter ben preciso, come ci ha spiegato l’architetto Ugo Viotti, grande esperto in materia: «Dallo studio di fattibilità al certificato di agibilità: non c’è nulla di estremamente complicato, ma ci sono cinque passaggi che vanno completati». Scopriamoli passo dopo passo, con un grafico molto esplicativo

intervista di Lorenzo Cazzaniga

aggiornato al 24 febbraio 2022


La voglia di padel è tale che prevarica qualsiasi situazione, spesso anche le norme della legge italiana con conseguenze che potrebbero disturbare il codice penale. Beninteso, costruire un nuovo impianto di padel non è la cosa più complicata del mondo, però si tratta pur sempre di avviare un cantiere edile e di sottostare ad alcune regole che non possono essere trascurate. Per molti architetti, un campo da padel è paragonabile a un garage, nemmeno a un’abitazione. Eppure, succede ancora che qualche gestore equivochi i suoi doveri, non si affidi a professionisti del settore e, di fatto, crei una struttura abusiva, nonostante le differenze anche di costo non dovrebbero indurre a scelte azzardate.

Il padel sta sicuramente vivendo una crescita continua e inarrestabile che però deve proseguire seguendo dei canoni di coerenza e qualità, per assecondare le esigenze degli appassionati che diverranno sempre maggiori, ora che il livello tecnico si sta alzando e quindi non ci si accontenta più di giocare in strutture mediocri, tanto più che la concorrenza farà inevitabilmente alzare l’asticella.

Ma quali sono i passaggi obbligatori che bisogna seguire nel costruire un nuovo impianto di padel? L’architetto Ugo Viotti, grande esperto e appassionato della materia, le ha sintetizzate in un grafico che dovrebbe accompagnare qualsiasi gestore che vuole allestire dei nuovi campi, indoor o outdoor, partendo da un terreno vergine o in sostituzione di una struttura già esistente. Un vademecum composto da cinque fasi alle quali nessuno deve sottrarsi e che gli abbiamo chiesto di illustrarci.


Un campo d padel è una costruzione semplice, paragonabile a un garage ma che obbliga a seguire delle regole, altrimenti si rischia di avere una bella casa ma completamente abusiva

Cos’è un campo da padel per la normativa italiana?
Una costruzione semplice, paragonabile all’ampliamento di una casa, ma che obbliga a seguire delle regole. Se una persona volesse alzare la sua abitazione di un piano, chi penserebbe di chiamare? Un professionista, ovviamente, cioè un architetto o un ingegnere. Non certo il muratore che dovrà preoccuparsi di realizzarla perché prima è necessario attivare una serie di procedure che precedono la costruzione vera e propria. Invece nel padel, troppo spesso succede che un gestore che vuole costruire un nuovo impianto chiami subito il muratore, senza prima affidarsi a un architetto e/o ingegnere per progettarlo. E così cominciano i problemi.

Quali potrebbero essere?
Dimenticarsi che c’è una normativa da seguire. In caso contrario, si rischia di avere una bella casa ma completamente abusiva e priva di ogni certificazione. E se qualcuno si fa male in quella casa, il proprietario finisce in guai seri, senza nemmeno potersi rivalere su qualcuno perché la costruzione non è stata progettata, verificata e certificata.

Quindi come si dovrebbe agire?
Per un gestore vien facile chiamare subito un’azienda che vende campi e potrebbe anche essere una scelta condivisibile, a patto di rivolgersi a una che fornisca questi servizi obbligatori prima di cominciare l’installazione vera e propria, avvalendosi di consulenti professionisti che si occupino degli studi di fattibilità e della progettazione, anche perché la stessa impresa di costruzione non è estranea a un eventuale abuso edilizio. Già, perché se durante i lavori, arrivasse un ispettore comunale e non fosse possibile mostrare tutte le autorizzazioni, sarebbero sanzionati sia il committente sia l’impresa. Dunque, per costruire un impianto, bisogna prima accertarsi che sia autorizzato. Chiaro che siamo in Italia e c’è chi pensa e spera che non passi il vigile, non facciano controlli, eccetera eccetera, però bisogna rendersi conto che il committente è il primo responsabile. Quindi è meglio che faccia le cose per bene in modo da azzerare i rischi, affidando progettazione, verifica, collaudo e certificazione a dei veri professionisti. Se tutto è a norma, il committente può dormire tranquillo. Oltre ad aver garantito ai suoi utenti di giocare in un campo di qualità e in piena sicurezza.

A lezione da Gus: la bandeja

Invece mi par di capire che non sempre avviene?
Esattamente. Il problema attuale è che pure tanti tecnici comunali non hanno ben presente cosa sia un campo da padel, ignorano di cosa si tratta o magari pensano che sia tennis giocato su un campo più piccolo e con una recinzione intorno, senza immaginare che il campo è appoggiato su una soletta in cemento e che ci sono delle pareti di vetro. Se gli venisse spiegato nella maniera corretta, un tecnico comunale direbbe che si tratta di una struttura più simile a un garage che a un campo da tennis, tanto per intenderci.

Dunque, qual è la prima mossa che deve compiere un gestore di centro sportivo?
Chiamare un tecnico che realizzi lo studio di fattibilità, una serie di analisi per determinare cosa si deve fare in quella data situazione, e avvii l’iter per ottenere il permesso di costruire, obbligatorio per installare un campo da padel.

Come si arriva a ottenere questo permesso?
In vari modi. Il primo bivio da affrontare è la scelta tra campo all’aperto o al coperto. Outdoor è più facile ma devo chiedermi: lo voglio costruire su un terreno vergine o sopra una installazione già esistente, come per esempio un campo da tennis o da calcetto? Qui si aprono due strade. Su un campo già esistente, i vincoli sono essenzialmente dal punto di vista paesaggistico (per esempio, se si è vicini a un sito protetto dalle Belle Arti) o del rumore (per il possibile disturbo acustico, nel caso le abitazioni siano prossime alla nostra area). Però, salvo problematiche molto particolari, il mio studio di fattibilità lo posso consegnare rapidamente, almeno presupponendo che il campo sportivo precedente fosse autorizzato!

Se invece volessi costruire su un terreno vergine?
Ai vincoli precedenti si aggiungono quelli urbanistici: distanza dai confini, realizzazione di spogliatoi, parcheggio, analisi luminotecnica. E, considerando che devo realizzare una soletta in cemento armato, devo verificare che sotto non passino condutture del gas e impianti elettrici.

E in caso di campo indoor?
Anche in questo caso bisogna verificare se la copertura è già esistente o totalmente nuova. Se c’è già, devo solo controllare che le misure siano corrette. Per questo, se devo installare un campo coperto in una struttura sportiva, generalmente le condizioni sono molto favorevoli. Se invece opto per il classico capannone, ho altri vincoli urbanistici perché non è detto che una zona industriale possa ospitare un centro sportivo: va verificata la destinazione d’uso e la compatibilità funzionale con il quartiere dove si trova. E la normativa può cambiare da comune a comune. Se invece la copertura è nuova, si aprono altre problematiche: sopra non deve passare niente e bisogna rispettare i vincoli urbanistici, ma considerando anche la volumetria e altre dotazioni urbanistiche. Proprio come dovessi costruire una casa. Vale per strutture fisse come per i classici palloni pressostatici.

Chi può verificare tutto questo?
Un ingegnere, un geometra o un architetto. Se tutte queste caratteristiche sono soddisfatte, a quel punto vuol dire che il campo è fattibile e si può cominciare a progettare.

Quanto tempo serve per creare questo studio di fattibilità?
Potrebbe bastare una giornata ed è un servizio che il club potrebbe appaltare direttamente alla ditta che costruirà il campo che, a sua volta, deve servirsi di professionisti seri che svolgano questi compiti, anche perché lei stessa deve assicurarsi di andare a costruire su un terreno che ha ottenuto tutti i permessi necessari. Per esempio, ho lavorato con una ditta tedesca per la costruzione di case pre-fabbricate, una situazione del tutto simile a un campo da padel: si costruisce in officina e si monta in cantiere. Chiaramente l’azienda tedesca mi chiedeva il permesso di costruire prima di cominciare a produrre la casa, altrimenti nemmeno iniziavano.

Dopo lo studio di fattibilità, qual è la fase successiva?
La progettazione. Un campo da padel è un’opera soggetta a un permesso di costruzione, non a una stretta di mano, e il progetto di un campo deve passare da un’indagine geologica perché bisogna sapere cosa c’è sotto. A seconda del terreno vado a progettare una struttura che sostanzialmente è costituita da una base di cemento e deve seguire l’iter delle strutture: la fondazione, per esempio, cambia a seconda del terreno. Serve un geologo ma non serve spaventarsi perché si tratta di una giornata di lavoro, due pagine di relazione e 350 euro di spesa. Però va fatto!

L’intero iter costa circa il 15% del valore dell’opera. E la Fit, prima di procedere all’affiliazione di un campo, dovrebbe chiedere il certificato di agibilità, per non divenire moralmente complice di una struttura abusiva

Dunque nessuna strada particolarmente tortuosa.
In edilizia, un campo da padel è considerato una costruzione semplice, soprattutto se paragonato a case, palazzi e grattacieli: semplificando, è una base di cemento con sopra pali in ferro e pareti di vetro. Però è pur sempre un edifico e questi passaggi vanno compiuti. Certo, per fare un condominio l’indagine geologica dura un mese, vanno eseguite otto trivellazioni e costa diecimila euro. Però questa indagine è obbligatoria per un condominio come per un campo da padel: se non c’è, non si può fare. E non cambia tra outdoor e indoor. C’è una sola condizione per cui il geologo è superfluo, cioè nel caso di campi installati sotto coperture già esistenti. Se devo infilare un campo in un capannone industriale, è chiaro che si tratta di una situazione a norma. Oddio, un controllo va comunque fatto, però basta chiedere in comune il progetto delle strutture e dai disegni si capisce se è tutto in regola.

Il passo successivo?
Quando sappiamo come è fatto il terreno e come sarà fatto il campo, chiedendo alle aziende di fornire i dati, il progettista dimensiona la struttura e fa il suo deposito sismico, tenendo conto di dove si trova perché da Trieste alla pianura padana cambia molto. Il progettista si occupa anche delle questioni urbanistiche per ottenere il permesso di costruire, ma certifica solamente che il campo rispetti le normative; all’interno del permesso di costruire c’è un’altra persona che firma, cioè il responsabile dell’impresa e va indicata l’azienda che lo posa, non quella che ha venduto la struttura.

Quindi si arriva al permesso di costruire.
Cioè il capostipite delle autorizzazioni, rilasciato dal comune. E quando è il comune a rilasciare tale permesso, posso assicurare che verifica anche i dettagli. Tuttavia, visto che per ottenerlo servivano spesso dei mesi, si sono inventati altre soluzioni per le quali la faccenda è stata semplificata in quanto è il progettista che autocertifica al comune tutto quanto. Si tratta, per esempio, della Scia, acronimo di Segnalazione certificata di inizio attività. In questo caso, è il progettista che deve assicurarsi che vi siano tutte le condizioni per poter costruire il campo.

Cambia anche la documentazione necessaria?
No. La differenza è nella tempistica: se pago un professionista per averli un dato giorno, sono certo che li avrò nei tempi indicati. Viceversa, se chiedo il permesso al comune, non saprò mai quando me lo rilasceranno. Teoricamente dovrebbero passare un massimo di 60 giorni ma non vige il silenzio assenso: quindi, se il comune non risponde, è come se non te lo avesse dato. E cosa fai, causa al comune?

A questo punto, posso finalmente cominciare a costruire?
Certamente, col permesso in mano. In questa fase, entra in scena il direttore lavori che deve assicurarsi che tutto quanto venga realizzato secondo il progetto inviato al comune. Se il progettista ha scritto che nella soletta di cemento ci vanno cento chili di ferro, quelli devono essere. E se qualcosa va fatto in maniera difforme, è lui che dovrà comunicarlo al comune.

Non va sottovalutato il discorso relativo alla sicurezza in cantiere.
Non c’è azienda al mondo che costruisca un campo da padel dalla A alla Z con suoi dipendenti. Se ci si affida a un elettricista, un muratore e uno che monta il campo, la sicurezza in cantiere durerà una settimana e costerà una certa cifra; per un condominio servirebbero tre anni, con costi ben diversi, come il numero delle persone implicate. Ma in entrambi i casi, la sicurezza in cantiere va garantita: che costi mille euro per un campo da padel o 70.000 per un condominio, la norma è la stessa.

Una volta costruita la struttura, chi verifica che tutto sia stato fatto per benino?
Dopo che il direttore lavori ha scritto la sua relazione e chi ha costruito i campi presentato i certificati, la normativa prevede che una persona totalmente estranea al progetto e che sia iscritta a un apposito albo, venga presentato come collaudatore e verifichi il tutto, anche con prove di carico. Il collaudatore è colui che prende in mano le carte e certifica, anche con l’utilizzo di strumenti fisici (per esempio, si dovrebbe trattenere un campione del cemento utilizzato affinché il collaudatore possa fare dei test), che tutto sia stato fatto a regola d’arte. Le verifiche sono fondamentali perché se si è montato il campo più bello del mondo ma l’impresa ha usato un cemento pessimo, avrò grossi problemi. Non subito, magari dopo sei mesi, ma comunque avrò grossi problemi. Quindi, bisogna prevenire i fastidi facendo delle verifiche accurate. Oh, per collaudare un campo da padel bastano poche centinaia di euro.

Però con il certificato del collaudatore…
… si può mandare l’intera documentazione in comune che rilascerà il benedetto certificato di agibilità, che dovrebbero mostrare tutti i fabbricati in Italia, dal garage alle abitazioni e anche gli impianti sportivi, compresi quelli da padel. Ma questo certificato viene rilasciato solo se dietro si è fatto ciò che abbiamo raccontato, con professionisti seri che abbiano fatto le opportune verifiche. A quel punto, il committente non corre più alcun rischio, perché se qualcuno avesse certificato il falso, ne pagherebbe le conseguenze in maniera diretta.

E cosa succede se si acquista un campo dall’estero?
Sono strutture che devono soddisfare normative diverse da quella italiana e quindi bisogna fare attenzione. Ti rilasciano delle dichiarazioni che le loro strutture sopportano certi carichi ma se nessuno controlla che quei carichi siano corrispondenti alla nostra normativa, valgono poco. E la responsabilità resta del committente. Se compri un monopattino elettrico all’estero e ti dichiarano che arriva fino a 50 km/h quando la normativa italiana prevede velocità massime ben inferiori, il problema è tuo che non ti sei premurato di fare una verifica. E la multa la prendi tu, non certo chi te l’ha venduto da un altro paese.

Però anche la struttura più idonea potrebbe presentare dei problemi.
Se un’opera ha il certificato di agibilità, accade una volta su mille. E, in ogni caso, cambia tutto se c’è stata negligenza o meno. Ipotizziamo che si frantumi un vetro: il tribunale nomina un perito per stabilire cos’è successo. Se è stato certificato il falso, incrimineranno il responsabile di quell’atto; se invece è stato realizzato tutto a norma e si è stati semplicemente sfortunati perché è capitata una partita di vetro difettosa, allora interviene l’assicurazione. Ma se non avessi il certificato di agibilità, l’assicurazione ne risponderebbe comunque? Ovviamente no. Alla fine, un campo deve essere denunciato, collaudato e dichiarato agibile: quando c’è tutto questo, si lavora serenamente.

Quanto costa tutto questo iter?
Intorno al 15% del valore dell’opera. Se un campo da padel costa 30.000 euro, ne servono 4.000. Se poi sono due campi, diventa il 12%, se diventano 3 si scende anche al 10%. Se sono venti…

Questa è dunque la procedura che serve per costruire un impianto padel a norma e in totale sicurezza, un aspetto per nulla trascurabile. La stessa mamma Fit, che dovrebbe proteggere i suoi figlioli, cioè i tesserati, prima di procedere all’affiliazione di un campo dovrebbe quantomeno chiedere il certificato di agibilità, anche solo per non divenire moralmente complice di una struttura abusiva e delle eventuali conseguenze che questo potrebbe comportare.