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Il pagellone del Premier Major di Doha

Credit: Premier Padel

QATAR MAJOR

Il pagellone del Premier Major di Doha

Dal 10 per Coello a Tapia allo zero per Juan Lebron, dal 9 per Javi Garrido al 3 per la classe arbitrale (con le doverose giustificazioni). Passando per il 4 al Presidente Carraro, perché sul caso Lebron servivano parole diverse


Il primo Major della stagione ha riservato grandi sorprese, non tanto nel risultato finale, ma nel come ci si è arrivati. Ecco il nostro classico pagellone, ta vinti e vincitori.

Tapia e Coello: voto 10
Sarà stato il sollievo per la separazione di Lebron e Galan, gli unici considerati mezzo gradino sopra, ma Arturo Coello e Agustin Tapia sono stati dominanti come non si vedeva da tempo. Passino i quattro giochi concessi in semifinale a Paquito e Sanyo che, a certe velocità non sono più competitivi, ma in finale lasciare due miseri game a una coppia on fire come Yanguas/Garrido vuol dire aver ritrovato piena fiducia.

Javi Garrido: voto 9
Potenza ma non solo potenza. Garrido è un giocatore a tratti straripante e in grado di esaltare se stesso, il compagno e il pubblico. Ora comincia a essere anche tatticamente più avveduto. Qualche addetto ai lavori l’avrebbe visto bene a destra, nel tentativo di replicare la carriera di Lebron. E se invece fosse lui l’eletto a far compagnia al Lobo?

Copertura tv: voto 8,5
Per gli appassionati italiani è una manna: Supertennis trasmette in digitale terrestre dal primo giorno sui due campi principali (almeno fin quando non avrà qualche torneo del circuito maggiore ATP da proporre), il canale YouTube ufficiale copre gli altri. Dai quarti di finale, entra in scena anche Sky Sport (seppur nella difficoltà di scovare il canale di trasmissione data l’overdose nei palinsesti) e Red Bull Tv, per chi vuole lo streaming gratuito e con alcuni tools interessanti, come i key moments. Insomma, mei inscì, dicono a Milano

Ari Sanchez e Paula Josemaria: voto 8
Perché solo 8? Semplice, non hanno giocato il loro miglior padel. Però hanno vinto senza troppo rischiare, a conferma che solo Bea e Brea nella miglior condizione possono rappresentare un ostacolo.

Claudia Fernandez: voto 7,5
Classe 2006, al suo terzo Major in carriera ha raggiunto la finale, dimostrando una forza mentale straordinaria. Appena accoppiata a un mito del padel come Gemma Triay, non ha tremato un attimo. Certo, non è di quelle giocatrici che ti fanno sognare: regolare, precisa, tatticamente intelligente, ma con scarsa fantasia in fase offensiva. La classica giocatrice di destra che ti assicura solidità e che dovrà crescere fisicamente. Toccherà a Gemma (voto 7) fare la differenza ma la sensazione è che i giorni migliori siano alle spalle perché, pur rimanendo nell’élite mondiale, non fa più male come un tempo.

JUAN LEBRON, VOTO ZERO: la sceneggiata con Juani Mieres è stata patetica ma soprattutto incosciente perché rischia di rovinargli una fetta di carriera visto che trovare un altro Galan sarà un’impresa

Mike Yanguas: voto 7
Una media tra il rendimento e il comportamento. Finalmente ha trovato solidità da destra, unita alla capacità di far male dall’alto quando serve. Però, non fosse un metro e 90, sarebbe Brontolo: ha passato una settimana a lamentarsi di qualsiasi cosa, come già successo a Riyadh. Mi dicono che fuori dal campo sia adorabile; in campo è abbastanza insopportabile.

Carolina Orsi: voto 5,5
Se l’obiettivo è centrare traguardi storici come una semifinale e l’ingresso nella top 20 mondiale, non si dovrebbero sciupare occasioni nei tornei Major. Sharifova e Carnicero sono una buona coppia ma era un match da vincere. Per dire, al turneo successivo, contro Ortega/Virseda, hanno racimolato due game…

Bea e Brea: voto 5
Le tante aspettative hanno creato una pressione fin qui mal gestita. Puoi perdere contro Salazar/Icardo? Ni, ma soprattutto senza crollare emotivamente nel terzo set come accaduto a Doha.

Franco Stupaczuk: voto 5
A Riyadh aveva giocato a livelli altissimi, a Doha è stato molto, troppo falloso. E nemmeno un Martin Di Nenno molto applicato (voto 7) è riuscito a salvare la baracca. Ora che sono spariti gli avversari più complessi (contro Lebron e Galan hanno vinto una volta su 8 confronti diretti), devono davvero dimostrare di poter lottare per il titolo di numeri uno.

PRESIDENTE CARRARO, VOTO 4: nella conferenza stampa di Doha ha sostanzialmente giustificato il comportamento di Lebron sostenendo che le emozioni che genera un match possono portare a comportamenti di questo genere. Sarebbe stato meglio ascoltare una dura condanna…

Luigi Carraro, presidente FIP: voto 4
Nella conferenza stampa che ha tenuto a Doha, il presidente FIP Carraro ha sostanzialmente giustificato il comportamento di Lebron (e di Juani Mieres, il coach di Yanguas/Garrido) sostenendo che le emozioni che genera un match possono portare a comportamenti di questo genere. Invece, sarebbe stato meglio ascoltare parole di dura condanna, auspicando un qualche intervento della commissione arbitrale (per correttezza, è doveroso riportare che dopo la stesura di questo articolo, la FIP mi ha informato che il Presidente aveva già precisato che un’apposita commissione indipendente valuterà, come è prassi in questi casi, quanto è successo). Altrettanto chiaro è stato Stupa: «Se Lebron non viene punito, siamo tutti autorizzati a comportarci in quella maniera». Ecco, queste parole devono far riflettere su come agire nei confronti di Lebron e ritengo che il presidente non dovesse apparire troppo accondiscendente. Sia chiaro, un po’ di animosità durante un match è comprensibile e i giocatori devono poter esprimere le loro emozioni, però bisogna fissare e far rispettare dei limiti precisi. Un po’ di bagarre è lecita, ma senza che un campo da padel si trasformi nel far west.

Classe arbitrale: voto 2 (con riserva)
Definirla classe arbitrale mi pare eccessivo perché ancora non c’è professionismo in questo mestiere. Gli arbitri hanno le loro giustificazioni perché serve investire risorse in formazione e stipendio perché possano salire di livello. Il problema è che negli anni scorso facevano gli annunciatori: ricordavano il punteggio e, per il resto, i giocatori si arbitravano sostanzialmente da soli, con un apprezzabile fair play. Ora che gli interessi economici stanno crescendo, è normale che vi siano più controversie, ma gli arbitri attuali non sanno gestirle, come il caso Lebron (ma non solo) ha dimostrato. Dunque, è necessario formare arbitri che non si lascino condizionare dai giocatori e sappiano prender ei provvedimenti corretti, con personalità e competenza. La presenza di un supervisor in campo, almeno sui campi principali e dove ci sono gli elementi più focosi, sarebbe un buon supporto.

Pubblico: voto 1
A Riyadh le tribune erano ridotte ma almeno in finale si è avvertito u certo entusiasmo. A Doha gli spalti sono rimasti sempre desolatamente vuoti, ancor di più rispetto agli anni passati. Non ha aiutato una programmazione che ha spesso previsto gli incontri più attesi in tarda serata, scelta probabilmente necessaria affinché andassero in prime time in paesi che garantiscono un’ottima audience, come la Spagna. Però, vedere le tribune vuote non è mai una bella immagine che fortunatamente non si ripeterà appena il tour sbarcherà in Europa, Sudamerica e Messico. Invece, negli Emirati succede nonostante le città siano ormai molto popolate (oltre sette milioni Riyadh, due milioni e mezzo Doha) perché la tradizione sportiva è ancora giovane. Però qualcosa di meglio era lecito aspettarsi. Se i Mondiali dovessero finire nuovamente in Qatar, sarà necessario creare dei pacchetti molto accattivanti per attrarre un po’ di spagnoli e argentini.

Juan Lebron: voto 0
Dopo l’infortunio sembrava un filo cambiato: più calmo, più riflessivo. Anche nei giorni precedenti, aveva speso tante parole di elogio nei confronti di Ale Galan, cosciente che per tenerselo a fianco doveva avere un atteggiamento diverso. Ma quando si chiude la vena… La sceneggiata con Juani Mieres è stata patetica (soprattutto se avesse davvero indirizzato a Mieres gli insulti denunciati da Yanguas), ma soprattutto incosciente perché rischia di rovinargli una fetta di carriera visto che trovare un altro Galan sarà un’impresa. Il rischio è che debba accontentarsi, nel prossimo torneo di Momo Gonzalez, a seguire di un Juan Tello. Ottimi giocatori ma ben lontani dal rendimento di Galan. Potrebbe puntare a una scommessa intrigante come un giovane alla Leo Augsburguer ma è molto (molto) probabile che quest’anno debba accontentarsi di qualche exploit, senza chance di lottare per il titolo di numero uno. A meno che Garrido…

Prize money: senza voto
In una settimana di richieste, non siamo riusciti a ricevere la distribuzione del prize money round per round da una fonte ufficiale (e volutamente ho evitato di scomodare le conoscenze perosnali). Pare che, per certe circostanze, Premier Padel e FIP si rimbalzino la palla. Cara grazia, il giorno delle finali mi è stato comunicato solo il montepremi globale del torneo maschile e femminile: 1.026.000 euro. Curioso anche che il tabellone pubblicato sul sito FIP indichi per ogni turno i punti distribuiti ma per il prize money un sospettoso zero euro per tutti quanti. Personalmente, mi interessa il giusto, ma non comunicare ufficialmente questi dati crea confusione perché se l’appassionato si limitasse a googlare la la ricerca, troverebbe risultati perfino opposti, a seconda del media scelto. E non  si tratta solo di voler stabilire se esiste una gender equality nella distribuzione che peraltro mi trova profondamente contrario, come già spiegato.


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