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Ehi Premier, abbiamo un p(2)roblema

L’Aniene Roma campione d’Italia per la nona volta (foto: Giampiero Sposito) 

PREMIER PADEL

Ehi Premier, abbiamo un p(2)roblema

Parte il torneo P2 di Bordeaux con solo due top 10 presenti. E a Genova la situazione potrebbe essere ancora più drammatica. Perché i top players hanno deciso di snobbare questa categoria di tornei? Per varie ragioni. E ovviamente la questione economica non è trascurabile. Ora cosa accadrà?


Era una conseguenza abbastanza scontata, ora evidenziata dal torneo P2 di Bordeaux del circuito Premier Padel che comincia oggi e che è stato disertato da otto dei primi dieci giocatori del mondo. All’appello hanno risposto solo Fernando Belasteguin e Juan Tello, alla disperata ricerca di punti dopo un inizio di stagione travagliato.

Ma perché la maggior parte dei top players non è presente in Francia e alcuni di loro (leggi Coello, Tapia, Lebron e Paquito) hanno preferito passare all’incasso in Libano, dove ieri hanno preso parte a una ricca esibizione? Riassumiamo: i tornei Premier sono suddivisi in tre categorie, Major, P1 e P2. A parte la scarsa fantasia dell’ufficio marketing che ha coniato le sigle, le differenze principali sono i punti distribuiti e il prize money assegnato. Nel dettaglio, un torneo Major offre un montepremi di 525.000 euro, un P1 di 300.000 euro e un P2 di 150.000 euro. Ora, fino a Bordeaux, tutti i tornei hanno avuto sostanzialmente lo stesso campo di partecipazione, qualunque fosse la categoria, tanto che l’appassionato medio non le riconosce nemmeno. A questo punto, qual è stato il primo pensiero di un organizzatore di un torneo P1? Farsi declassare, perché comporterebbe un saving economico pur mantenendo lo stesso field di partecipazione.

Disertando i tornei P2, i top players hanno raggiunto due risultati: incentivare i promoter a organizzare dei tornei di categoria P1 e mostrare a quelli dei tornei P2 che se desiderano la loro presenza devono essere disposti a ingaggiarli.

Ma come può essere più vantaggioso un declassamento? Nel tennis c’è battaglia per salire di categoria, nel padel si poteva verificare il contrario. Inoltre, i giocatori erano preoccupati dall’eventuale trasformazione di alcuni tornei da P1 a P2 perché avrebbero inevitabilmente incassato meno. Da qui, la logica conseguenza: i giocatori hanno deciso di disertare i tornei P2. Il loro contratto con Premier Padel prevede l’iscrizione a tutti i tornei Major e P1 (e la partecipazione salvo infortunio), mentre non vi è alcun obbligo per i tornei P2. Inoltre, con questa decisione, hanno ottenuto due risultati: incentivare i promoter a organizzare dei tornei di categoria P1 e mostrare a quelli dei tornei P2 che se desiderano la presenza dei top player devono essere disposti a ingaggiarli, con quelli che un tempo erano definiti sottobanco e che ora sono garanzie legali.

Con lo stesso campo di partecipazione, un torneo P1 avrebbe scelto di farsi declassare a P2, traendone un vantaggio economico. Ma lo scopo non deve essere fare passi indietro…

Il circuito Premier vede come protagonisti un fondo finanziatore (QSI), la Federazione Internazionale e l’Associazione Giocatori. A queste entità, bisogna aggiungere i promoter locali, coloro che si assumono il rischio imprenditoriale di organizzare l’evento. Tutti quanti hanno esigenze e obiettivi diversi che non sempre collimano. La sensazione è che fino adesso il peso dei giocatori sia stato determinante, sulla falsariga di quanto ci aveva detto Juan Lebron: «Non c’è circo senza pagliacci e nel circuito di padel, i pagliacci sono i giocatori». E infatti sono loro che hanno imposto di cancellare il punto de oro che aveva ottenuto ottimi riscontri da parte del pubblico e hanno scelto il numero di tornei del calendario (salvo poi cominciare il valzer delle rinunce). Si sentono protetti nei loro capricci, almeno in proporzione al ranking. E poco importa se certe decisioni minano la struttura internazionale del circuito che poche settimane fa ha dovuto annunciare l’annullamento della tappa in Germania e ora vede declassata quella in Francia, un paese che molti analisti ritengono il prossimo pronto a esplodere. Il supporto di una tappa Premier con i migliori giocatori del mondo, oltre a quella del Major di Parigi, avrebbe fatto comodo. Bisognerà accontentarsi.

Alcune immagini dell’esibizione di Coello, Tapia, Paquito e Lebron in Libano, la domenica prima dell’inizio del P2 di Bordeaux

Il circuito internazionale di padel è più simile alla Formula Uno che al tennis: se mancano gli attori principali, il gradimento cala vistosamente.

In ogni caso, la rinuncia ai tornei P2 è un chiaro messaggio: se ci volete anche dove si distribuiscono pochi soldi e pochi punti, è necessario un incentivo (economico, chiaramente). Una richiesta comprensibile, anche se l’Associazione Giocatori la rivolge a dei partner che, nel momento di lancio di un nuovo circuito, andrebbero sostenuti, mentre per adesso le presenze sicure saranno sporadiche e determinate da altre circostanze, generalmente locali, come Paquito in Andalusia o Coello a Valladolid. O magari dalla pressione di uno sponsor.

Un discorso analogo potrebbe verificarsi nel torneo P2 di Genova (2-7 luglio). Stando agli exit poll condotti con i top players, pare che nessuno sia intenzionato a essere presente: incastrato tra il Major di Roma e il P1 di Malaga, offre troppi pochi punti e troppi pochi soldi. Chissà, forse arriverà qualche ingaggio a convincere alcuni big (che poco dopo voleranno negli States a giocare la lega americana, evento di scarso valore agonistico ma piuttosto munifico) oppure il nuovo CEO di Premier Padel, David Sudgen, troverà altri motivi per convincerli. In ogni caso, questa situazione ha evidenziato un altro limite del circuito attuale: il numero di giocatori che muovono l’interesse dei fans è ancora contenuto e potremmo qui elencarli: Tapia, Coello, Galan, Lebron, Paquito, Chingotto, Stupa, Di Nenno, Bela. Stop. Troppo pochi. Serve un piano di comunicazione per far conoscere meglio giocatori straordinari ma fuori dalla top 10. Attualmente invece, Jon Sanz, Coki Nieto o Javi Garrido, potrebbero tutti passeggiare per un club italiano senza essere nemmeno  riconosciuti. Un problema al quale è necessario trovare in fretta una soluzione. Fin qui, il circuito internazionale di padel è più simile alla Formula Uno che al tennis: se mancano gli attori principali, il gradimento cala vistosamente. Probabilmente, in questa prima fase, sarebbe stato più opportuno creare una sola categoria di tornei, oltre ai Major, in modo da spingere i top players a essere sempre presenti. Perché la motivazione della loro assenza non è legata alla programmazione: 25 tornei stagionali si possono tranquillamente giocare, ma la suddivisione P1 e P2 li ha spinti ad accettare altre offerte, come quelle delle ricche esibizioni o della lega americana, senza che questo li danneggi dal punto di vista economico o di classifica.

Nel frattempo, senza i big, vedremo chi riuscirà ad approfittare della situazione a Bordeaux.


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