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Il pagellone del Premier Padel di Riyadh
PREMIER PADEL

Il pagellone del Premier Padel di Riyadh

Dal 10 per Lebron e Galan (ma senza lode) a quello per Nacho Sager, che ha cominciato a prendere il padel sul serio nel 2019, passando per l’impresa della 48enne Carolina Navarro e finendo con alcune questioni che andrebbero risolte: statistiche, doppi cognomi, velocità del gioco…


Si è concluso il primo torneo del circuito Premier Padel che, insieme a quello FIP, è l’unico a offrire punti per la classifica mondiale. Ecco il nostro classico pagellone, ta vinti e vincitori.

Galan e Lebron: voto 10
Si dice che i matrimoni di interesse siano i più solidi e infatti quello tra Ale Galan e Juan Lebron va in scena da cinque anni con grandi risultati. E anche questa stagione è partita con un successo e battendo le due coppie più insidiose, i Superpibes e i Golden Boys. Entrambi match lottati, ma alla fine hanno fatto valere una maggior personalità che li porta a giocare meglio quando la palla scotta. Niente lode solo perché non hanno espresso il loro miglior padel. Lebron non è ancora quello straripante dei giorni migliori ma anche lo smash sta tornando a funzionare; Galann ha momenti di onnipotenza ma in finale non è stato impeccabile. Insomma, livello grandioso, ma possono fare ancora meglio. Gli avversari sono avvisati

Nacho Sager: voto 10
Lui e Salvador Oria sono stati la grande sorpresa del torneo: partiti dalle qualificazioni, sono arrivati fono alle semifinali, dove hanno perso da Coello e Tapia per infortunio di Oria, quando il match era già compromesso. Sulla loro strada hanno sconfitto ottime coppie Diestro/Leal, Rico/Esbri e soprattutto Tello/Ruiz. Impressiona soprattutto Sager, classe 1997, che ci ha provato col tennis senza grande fortuna e solo dal 2019 ha cominciato ad allenarsi seriamente a padel, dopo qualche anno passato a condividere il campo col padre per divertissement. Ce lo ha raccontato lui stesso: «Sono passato professionista solo nel 2022. Mio nonno gestiva un tennis club che ha convertito in padel quando ho cominciato a prendere la faccenda seriamente. Ora ha un club con tre campi a Malabrigo, una piccola cittadina nella regione di Santa Fe, in Argentina». Una famiglia addicted di padel visto che il padre ha acquisito il Bi-Padel di Orihuela, nella provincia di Alicante. Insomma, la dimostrazione che i late-boomer esistono anche nel padel, seppur con un background (anche familiare) di un certo livello.

Ari Sanchez e Paula Josemaria: voto 10
In tanti avevamo già cantato il de profundis perché sembrava che Brea e Gonzalez avessero messo la freccia, nell’ultima parte della scorsa stagione. La loro risposta? Finale vinta cedendo cinque game. Insieme sono una macchina perfetta, si muovono con un sincronismo letale, sempre pronte a coprire le mancanze e le necessità della compagna. Staranno insieme a lungo, perché vincono e perché conviene.

Carolina Navarro: voto 9
A 48 anni suonati, ha raggiunto i quarti di finale battendo Iglesias e Las Heras, oltre alla nostra Carolina Orsi. Un esempio di dedizione, ma non necessariamente una buona notizia per il padel femminile che evidentemente deve ancora alzare il livello medio delle coppie.

Coello e Tapia: voto 8
Hanno perso una finale che poteva girare diversamente. Hanno pagato soprattutto le incertezze di Coello dall’alto e una qualche mancanza di killer instinct (0 su 6 nelle palle break). Serve un Arturo in piena salute per battere i Galancticos e comunque, in condizioni così veloci, restano la miglior alternativa.

Miguel Lamperti: voto 8
A 45 anni, potrebbe tranquillamente svernare in un bellissimo padel club o seguire le orme di Juan Martin Diaz e trovare spazio in mercati emergenti, come quello americano. Però Miguelito adora la competizione ed è disposto a passare dall’inferno delle qualificazioni, accompagnando il giovane Jose Jimenez (classe 2004). E le ha superate a Riyadh e Doha, Avrà sempre il rimpianto di essere nato troppo presto e non aver goduto della visibilità e dei prize money attuali, però incarna il vero piacere del gioco.

Suerpibes: voto 7,5
Manca sempre un cent per arrivare al dollaro. Lottano, giocano un padel straordinario per completezza e varietà, ma mancano di quel filo di punch e personalità per far vacillare Galan e Lebron. Quando perdi sette volte su otto incontri, non si può parlare di casualità, nemmeno se la maggior parte sono state delle autentiche battaglie. Quando al Premier di Milano ho osato sottolineare a Stupa che il loro successo contro Coello e Tapia era (anche) figlio di un calo di forma evidente degli avversari, ha sbuffato infastidito. Perché sente gli avversari vicini, ma per adesso non riesce ad acchiapparli. Però in condizioni più lente, la loro minaccia sarà ancora maggiore.

Bea Gonzalez: voto 7,5
A tratti… intrattabile. Fosse la boxe, in un’ipotetica classifica pound for pound sarebbe la numero uno, anche se la debacle finale non è imputabile a Delfi Brea, sempre puntuale nel suo compito a destra. La differenza deve farla proprio Bea, ed è solo questione di tempo e di prendere le misure ad Ari e Paulita, perché si affronteranno molto spesso.

Carolina Orsi: voto 7
Più di incoraggiamento che per la prestazione contro la Navarro, che ha oltre il doppio dei suoi anni. Carolina mostra un padel solido, favorito da un fisico che spesso fa sembrare le avversarie delle under 16. Tuttavia, non ha trovato una compagna super (Martina Lobo, classe 2003) ma una giocatrice che fa il suo compitino, senza troppe sbavature ma nemmeno grandi acuti. Toccherà a Carolina fare la differenza, osare di più, se vuole centrare l’obiettivo top 20.

Gli italiani/e: voto 6
Nessun azzurro si è qualificato a Riyadh in campo maschile e solo Marco Cassetta a Doha (poi sconfitto al primo turno da un’ottima coppia come il giovane Pablo Cardona e Javi Ruiz). In campo femminile, abbiamo una buona rappresentanza nel cuadro final dei tornei (anche sei giocatrici, ma senza eccessive prospettive). I quarti di finale sono un obiettivo ancora lontano: a Emily Stellato manca la quasi-mamma Giulia Sussarello oppure deve aspettare che il talento di Martina Parmigiani trovi continuità (però la Stellato sta per compiere 42 anni e non può essere troppo paziente). Carolina Petrelli è appena tornata da un lungo infortunio, Carlotta Casali ha pregi e limiti ben definiti, così come Chiara Pappacena. Pare migliorata Giorgia Marchetti, in coppia con l’ottima Pujals. Oggi gioca contro la Orsi a Doha: un match interessante.

Gemma Triay: voto 5
Si è complicata la vita da sola. Per un paio d’anni è stata la più forte giocatrice del mondo. Ora, a 31 anni, rischia di stare fuori dalla top 5. Con Alejandra Salazar sembrava aver trovato una buona alchimia, probabilmente sullo stile di Lebron/Galan, cioè determinata dai risultati, più ancora che da sincera amicizia. L’infortunio della Salazar l’ha convinta a lasciarla per Martita Ortega, in quella che sembrava un’opzione temporanea e si è trasformata in una scelta definitiva. Si vede che il rapporto con Ale era insanabile perché era assurdo pensare che Martita avrebbe potuto ri-accompagnarla in vetta. Infatti, si sono già divise. Ora comincia una nuova avventura con Claudia Fernandez, classe 2006, tanto talento e voglia di far bene. Vedremo quanto tempo servirà.

Interviste post-match: voto 4
Ormai sembrano un disco rotto. Tutti a ripetere le stesse cose, come fossero catechizzati. Le intervistatrici, made in Premier Padel, non possono azzardare domande ambiziose, i giocatori si limitano alle banalità di rito. E rigorosamente in spagnolo. Galan ha provato ad abbozzare qualche parola di inglese, poi l’imbarazzo l’ha convinto a tornare alla madre lingua. Urge un corso collettivo affinché il pubblico possa capire cosa dicono anche lontano dalla penisola iberica, dal Sudamerica o Miami. Si parla di voler trasformare il padel in uno sport globale e i giocatori devono adeguarsi. Negli onori e negli oneri.

Velocità dei campi: voto 5
Il padel risente molto delle condizioni atmosferiche: a Riyadh, nei primi giorni il vento è stato un elemento fastidioso (probabilmente è la prima causa di disturbo per un giocatore di padel, a qualsiasi livello) e comunque c’è una bella differenza tra giocare a mezzogiorno con 25 gradi o la sera con 12 gradi. In ogni caso, le condizioni erano piuttosto rapide, anche per via delle nuove palle, giudicate molto veloci. Premier Padel dovrà fare attenzione a trovare dei test di misurazione correlati tra velocità di superficie, pareti e palle (nel tennis sono anni che esiste un indice specifico) per evitare che uno sport fatto di tattica e strategia diventi un tiro al piccione. Nella finale, pur straordinaria perché certi interpreti riescono sempre e comunque a offrire spettacolo, sono stati eseguiti 114 smash in 213 punti…

Doppi cognomi: voto 3
Teresa Navarro Lopez-Barajas, Marta Barrera de la Fuente, Alejandra Alonso de Villa. Ma anche solo Alonso Rodriguez Martinez e via dicendo. Perfino il nome di Carolina Orsi viene talvolta allungato con Gallorini, il cognome della madre. In Spagna è abitudine portare il cognome di entrambi i genitori, una scelta comprensibile nella vita quotidiana ma che dovrebbe avere accesso nello sport perché complica notevolmente la comprensione. A chiunque. Già ci sono giocatori talmente conosciuti con i loro nomignoli da diventare anonimi se chiamati col nome dell’anagrafe (Carlos Daniel al posto di Sanyo, Geronimo invece di Momo, eccetera), figuriamoci se vengono imposti i doppi cognomi. Senza contare che, essendo nella stragrande maggioranza giocatori spagnoli e argentini, c’è un proliferare di Sanchez, Gutierrez e Ruiz da confondere oltre ogni logica. Visto che ormai il padel ha oltrepassato i confini spagnoli, si deve obbligare i giocatori a scegliere un solo cognome, per sintesi e riconoscibilità. Stesso discorso vale, in campo femminile, in caso di matrimonio: anche lì, il cognome del marito è meglio lasciarlo fuori dal campo, per non dover obbligare fans e cronisti ad occuparsi delle loro vicende sentimentali.

Premier Padel: TBD
Parto sempre dal solito presupposto: se quattro/cinque anni fa, qualcuno avesse ipotizzato di giocare dei tornei professionistici al Foro Italico o Roland-Garros, gli avrebbero messo la camicia che si allaccia dietro. Tuttavia, è lecito aspettarsi qualcosa di più in termini di comunicazione, in un mondo (e lo sport non fa eccezione, tutt’altro) sempre più connesso e inondato di informazioni. Nella sua prima stagione da circuito professionistico unico, Premier Padel ha raggiunto accordi importanti a livello televisivo: per esempio, in Italia i tornei sono trasmessi gratuitamente da Supertennis e dal canale YouTube ufficiale del circuito dal primo giorno (tutti i campi, nessuno escluso). E poi in pay tv su Sky o in free-streaming su Red Bull Tv dai quarti di finale. Una programmazione notevole, benché gli ascolti siano ancora trascurabili. Però non c’è ancora un sito Internet che offra news, immagini, highlights, tabelloni (per questi ultimi bisogna rivolgersi al sito della FIP, con una fruibilità rivedibile). E via social network arriva troppo poco. Da questo punto di vista, il World Padel Tour avrebbe vinto 6-1 6-1. Ora, visto che Premier Padel ha acquisito il WPT, sarebbe stato opportuno sfruttarne il know-how perché la fans experience è alla base del successo e certi strumenti sono imprescindibili. E non solo: tutti i principali eventi sportivi sono affollati di numeri e statistiche che aiutano a comprendere meglio quanto sta accadendo sul terreno di gioco. Per adesso, nel padel i data analytics sono poverissimi. Premier Padel dovrebbe studiare una soluzione, magari prendendo spunto dalla Padel Intelligence di Vianney Dubuois. Invece, fin qui è complicato anche solo reperire i dati anagrafici dei giocatori, figuriamoci risultati, prize money, eccetera eccetera. E come si possono far conoscere i protagonisti se i canali ufficiali non offrono nemmeno i dati essenziali. E poi è fondamentale creare un archivio storico, possibilmente partendo dal Pro Tour o quantomeno dal World Padel Tour: mettere insieme tutti i tabelloni dei tornei, fornire gli head-to-head (è possibile che non ci siano dati ufficiali sui tornei vinti da ciascun giocatore? O la sua activity in stagione e in carriera? E i dati dei confronti diretti tra i vari giocatori?). Serve creare contenuti che possano tenere l’appassionato appiccicato alla tv (o a un website, un canale social, insomma qualsiasi strumento) e farlo con continuità. La sensazione è che nelle settimane nelle quali non si giocheranno tornei (quindi metà dell’anno), il circuito Premier verrà messo in un cassetto (compresi quei tornei che, per fuso orario, saranno difficili da seguire). L’ATP ha creato ATP Media e il loro tour vive 365 giorni l’anno; ecco, Premier Padel dovrebbe sbrigarsi a imitare.


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