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Simone Cremona: «In Italia giochiamo ancora a padel-tennis. Serve andare in Spagna…»
OPINIONISTA

Simone Cremona: «In Italia giochiamo ancora a padel-tennis. Serve andare in Spagna…»

Il pluricampione italiano spiega perché è ancora determinante per coach e giocatori andare in Spagna se si vuole conoscere meglio il gioco e fare un salto di qualità. «Il coach è essenziale perché nota un cambio di strategia in un lasso di tempo decisamente inferiore e studia le immediate contromosse. Il padel è anche questo»


Sono a Mar del Plata, una delle città meno sicure in un paese che non eccelle per la sicurezza. Non ho clamorosamente sbagliato destinazione per una vacanza esotica ma sono atterrato in Argentina per giocare una tappa del circuito Premier, il più importante al mondo. Sto lottando al primo turno del torneo di qualificazione e non credo ai miei occhi: sulla nostra panchina (gioco in coppia con un collega portoghese, Nuno Deus) c’è Pablo Crosetti. Ok, non ha volato 11.000 chilometri solo per noi: il suo allievo principale è Agustin Tapia, la metà sinistra della coppia numero uno del mondo. Però, visto che mi sono allenato per un periodo nella sua accademia di Barcellona, ha deciso di seguirci per questo match. E così ho avuto la conferma di qualcosa che avevo solo assaggiato nella mia carriera: avere un coach super preparato a bordocampo può fare la differenza. E infatti, l’immagine più bella di questa trasferta è il sottoscritto che si accascia in campo dopo aver centrato la sua prima qualificazione in un torneo Premier. Niente wild card, niente invito, solo merito sportivo.

Semplice coincidenza?  A questi livelli, il coach è essenziale perché nota un cambio di strategia in un lasso di tempo decisamente inferiore e studia le immediate contromosse. I giocatori sono concentrati sul gioco e nel controllare la tensione, per questo non sempre sono lucidi nelle scelte. Il coach invece osserva, analizza e poi trasferisce tutto quanto, scovando la soluzione giusta. Per dire, nel torneo successivo in Cile, dopo aver vinto il primo set contro una coppia di alto spessore, abbiamo preso un 6-1 perché ci siamo accorti troppo tardi della loro variazione tattica e non ci siamo adeguati per tempo. Crosetti l’avrebbe notato all’istante. Perché il padel è essenzialmente questo, uno sport talmente strategico che obbliga a continui aggiustamenti tecnico-tattici senza i quali si è destinati alla sconfitta.

Passano gli anni e in Italia si continua a giocare il padel-tennis, schemi che possono funzionare fin quando non ci confrontiamo con avversari di livello alto.

Inoltre, può succedere che una coppia non sia d’accordo su una determinata scelta e un coach diventa l’ago della bilancia, colui che è deputato a decidere quale strada percorrere. O almeno, così sono abituato perché se lascio qualcuno sedere sulla mia panchina significa che ho totale fiducia in lui. Però non è facile trovare un coach con le giuste competenze. A mio parere, in Italia solo Gustavo Spector potrebbe svolgere questo ruolo. L’alternativa è una sola, volare in Spagna.

Su questo aspetto non faccio sconti: se un giocatore vuole diventare la miglior versione di se stesso, deve affidarsi alle accademie iberiche. Lo dimostrano i fatti perché tutti i più forti giocatori del mondo si allenano lì. Ci sono le migliori strutture, gli allenatori più preparati e una fila infinita di ottimi giocatori, tutti a caccia di gloria, in un sistema competitivo che ti spinge a tirar fuori il 100%. Io stesso ho fatto questa scelta, affidandomi a varie accademie, tra cui la Diagonal Padel Academy di Barcellona, con la ferma intenzione di trasferirmi in Spagna per cinque mesi all’inizio della prossima stagione.

La differenza principale con l’Italia è la qualità dell’insegnamento. Passano gli anni, ma da noi si continua a giocare il padel-tennis, schemi che possono funzionare fin quando non ci confrontiamo con avversari di livello alto. Poi cambia tutto e capisci che senza conoscere pienamente il gioco, non cresci quanto potresti. Avere una guida al fianco è fondamentale, qualcuno che ha già vissuto certe esperienze e quindi sa cosa consigliare per gestire lo stress e le emozioni del momento. Io, Marco Cassetta, Flavio Abbate, Giulio Graziotti, Lorenzo Di Giovanni, Denny Cattaneo. Riccardo Sinicropi, tutti quanti vorremmo entrare nella top 100 mondiale ma più ti avvicini e più gli scalini si fanno difficili. E serve l’aiuto di qualcuno estremamente capace per compiere un salto di qualità. E questo qualcuno, chiunque sia, sicuramente vive a Madrid, Barcellona, Siviglia, Valencia o Valladolid. Consiglio a tutti, giocatori, giovani promesse, coach e maestri, di investire su se stessi. E di mettere in conto qualche trasferta in Spagna.


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