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INTERVISTA

NEXT GEN: Noa Bonnefoy

Classe 2005, ha cominciato a giocare causa… pioggia! La fortuna di incontrare sulla sua strada coach come Gustavo Spector, Mauricio Lopez Algarra e adesso Vinicius Trevisan. Col sogno della maglia azzurra e delle finali di Serie A, da conquistare con la squadra del GetFit/Panino Giusto. E chissà un giorno…

intervista di Lorenzo Cazzaniga

27 luglio 2021


La vita quotidiana è bombardata da coincidenze o, per meglio dire, da incontri fortuiti tra le persone e gli avvenimenti chiamati coincidenze. L’uomo, spinto dal senso della bellezza, trasforma un avvenimento casuale in un motivo che va poi a iscriversi nella composizione della vita. Lo scriveva Milan Kundera in quel capolavoro che è L’insostenibile leggerezza dell’essere. Lo deve pensare anche Noa Bonnefoy, classe 2005, una delle migliori promesse del padel nazionale che ha scoperto il padel per una (s)fortunata coincidenza e da quel momento è una malattia che non l’ha più abbandonato. Un giorno di pioggia, un banale giorno di pioggia durante una delle tante lezioni di tennis e un maestro argentino, Gustavo Spector, che già immaginava che questo sport sarebbe diventato una manìa collettiva e si era fatto costruire un paio di campi alla Gardanella di Peschiera Borromeo. Adesso il sogno dei Mondiali giovanili a settembre, la maglia della Nazionale, una Serie A da conquistare. Sky is the limit, dicono gli yankee e Noa ha tutta la voglia di scoprirli.

Come hai conosciuto il padel?
Ho cominciato a giocare per caso, in Gardanella, dove facevo la scuola tennis. Un giorno pioveva e gli unici campi coperti erano quelli… da padel, appena costruiti. Ad allenarci a tennis era Gustavo Spector, ora CT della nazionale di padel. E ogni volta che pioveva ci portava lì: ho cominciato per quello!

Cosa ti ha colpito del padel?
Che dal primo giorno abbiamo fatto partita, mentre nel tennis sarebbe stato impossibile e forse in qualsiasi altro sport. E poi giocavano insieme uomini, donne, giovani e anziani. Io avevo otto anni e i miei amici nemmeno sapevano cosa fosse. Adesso lo conoscono tutti come lo sport con le pareti.

Cosa ti affascina di più del padel?
La difesa, anche perché mi riesce meglio dell’attacco, anche se è chiaro che prendere la rete è un vantaggio enorme. Stare dietro è più dura!

«La vittoria dell’Italia agli Europei 2019 è stata uno stimolo incredibile. Li vedi giocare con quella maglia e ti dici: ‘ Caz.., ci voglio arrivare anch’io!’»

Come per tanti altri, la fortuna è stata incontrare Gustavo Spector.
Verissimo. Mi ha iniziato al padel e mi ha allenato per tre, quattro anni. Purtroppo quando ha lasciato la Gardanella ci siamo divisi. Per un periodo mi sono allenato con Mauricio Lopez Algarra, ora con Vinicius Trevisan al Get Fit di via Pinerolo a Milano.

Cosa ti hanno insegnato questi tre maestri?
Mauricio è un allenatore molto tecnico che spiega il colpo fin quando non riesci a eseguirlo perfettamente e nella maniera più efficace possibile. Gustavo invece è il re della tattica, ti insegna come crearti gli spazi, quale colpo è meglio eseguire in una determinata situazione. Alla fine, sommando tecnica e tattica viene fuori il padel. Con Vinicius mi trovo benissimo e attualmente stiamo lavorando tanto sulla parte offensiva che è quella dove sono più carente.

Quindi il tuo colpo preferito non sarà il por tres.
Lascia stare, lo detesto ma solo perché non mi riesce mai. Preferisco andarlo a recuperare che eseguirlo! Il mio colpo migliore è l’uscita di parete alta di dritto, da spingere forte e tirare a duemila.

Come giovane agonista come stai vivendo questo boom del padel?
Negli ultimi due anni il padel giovanile è cresciuto tanto, abbiamo tornei dedicati che cresceranno ancora tanto. Una volta pensavi di non trovare quattro coppie nemmeno per un torneo nazionale, ora sono pieni anche solo quelli regionali. Lo sviluppo è incredibile e viverlo da vicino mi entusiasma. Dovremmo prendere esempio dalla Spagna dove migliaia di ragazzini giocano a padel a livello agonistico, in strutture dedicate.

Noa Bonnefoy, classe 2005, ha cominciato a giocare con Gustavo Spector alla Gardanella e ora si allena con Vinicius Trevisan al Get Fit Milano.

Come hai vissuto le tue esperienze spagnole?
Sono tre anni che, insieme a Lorenzo Cernigliaro, passiamo una decina di giorni ad allenarci all’accademia del padre di Miguel Yanguas che è una delle più grandi promesse del padel mondiale. Ci confrontiamo con giocatori che sono top 150 del World Padel Tour: impari anche solo a guardarli.

Che effetto fa confrontarsi con i pari età spagnoli?
Una volta, nei Campionati Mondiali Giovanili, abbiamo affrontato gli argentini e il divario era ancora molto netto. Però, pian piano si sta assottigliando. Per dire, se quattro anni fa prendevamo 6-0 6-0, due anni fa abbiamo perso 6-1 6-2 e chissà, magari fra due anni perdiamo 6-4 6-4.

Qual è il giocatore più forte che hai affrontato?
Ivan Ramirez, il compagno di Yanguas. Tecnicamente è bellissimo da veder giocare e fisicamente è rapidissimo. Non è alto ma riesce a tener testa a giganti come Coello, Galan, Lebron perché colma il gap con una tecnica pazzesca e una velocità incredibile. Ha 20 anni e diventerà il più forte di tutti.

«Non faccio programmi a lungo termine, meglio ragionare passo dopo passo. Punto a essere convocato nella Nazionale che a settembre giocherà i Campionati del Mondo giovanili. E poi passare 2.1 nel ranking nazionale. Poi chi non sogna di arrivare a giocare nel World Padel Tour? Ma non è che ci penso tutti i giorni»

Quanto ti alleni?
Due volte con Vinicius e due partite alla settimana, oltre a cinque sedute di preparazione atletica che sono fondamentali se vuoi arrivare a un certo livello. Altrimenti non puoi reggere 90 minuti di ritmo altissimo, anche se tecnicamente sei fortissimo.

La Nazionale è impegnata nei Campionati Europei: cosa rappresenta per te la maglia azzurra?
Quando l’Italia ha vinto gli Europei nel 2019 è stato emozionante e chiaramente è uno stimolo incredibile. Li vedi giocare con quella maglia e ti dici: ‘ Caz…, ci voglio arrivare anch’io!’. È uno degli obiettivi.

Un altro è diventare un giocatore professionista da World Padel Tour?
Non faccio programmi così a lungo termine, meglio ragionare passo dopo passo. Per adesso punto a essere convocato nella Nazionale che a settembre giocherà in Messico i Campionati del Mondo giovanili. E poi passare 2.1 nel ranking nazionale. Poi chi non sogna di arrivare a giocare nel World Padel Tour? Ma non è che ci penso tutti i giorni.

Tennis e padel si possono conciliare?
Per me non è mai stato un problema: quando scendevo sul campo da tennis pensavo da tennista, lo stesso sul campo da padel. Cioè, non è che sul campo da tennis la facessi passare o su quello da padel mi mettevo a giocare in top spin. Però ormai il tennis è solo un divertimento e mi sento un padelista puro. 

Il padel è diventata una malattia di famiglia?
Anche mio padre e mia madre giocano e la sera si parla spesso di padel, del World Padel Tour, dei match giocati. Ho anche un compagno col quale gioco molto spesso, Lorenzo Cernigliaro. Il padel è uno sport di coppia e non è semplice da gestire. Ormai ci troviamo bene ma al principio se perdi perché il tuo compagno ha giocato male, non è facile da digerire, né da spiegare a te stesso. Non puoi prenderti tutti i meriti per una vittoria, né accusare l’altro per una sconfitta. Serve equilibrio e se lo trovi è davvero gratificante.

E se un compagno ti rimprovera per ogni errore?
Finisce la partita perché quello non lo sopporto proprio. Ci sta un giorno in cui ci si manda a quel paese, ma in generale sono calmo e paziente e serve rispetto reciproco.

«Ogni anno vado a vedere le Finali della Serie A, sognando un giorno di giocarle. Riuscirci con la squadra del GetFit/Panino Giusto sarebbe straordinario perché siamo partiti dalla Serie D e vorrebbe dire completare un percorso»

Il padel non è sport di contatto fisico ma sicuramente verbale, visto che i giocatori sono molto vicini tra loro.
Scherzi? È uno sport molto verbale e il body language è importante e qualche volta scatta la rissa verbale, i pugnetti sugli errori. A me non disturba: mi infastidisce di più qualcuno che ci mette cinque minuti e cambiare campo. Se mi urli vamos! quando sbaglio, fa parte del gioco.

Il padel è anche sport dei Vip: che effetto fa giocare insieme a personaggi famosi?
Quello che mi ha colpito degli ex calciatori è la loro competitività agonistica. Ho giocato con Bergomi e Costacurta, gente che ha vinto Mondiali e Champions League di calcio, eppure non ci stavano a perdere nemmeno la partitella di padel.

A settembre avrai anche gli spareggi per la Serie B con la quadra Panino Giusto / Get Fit con l’obiettivo di arrivare presto in Serie A: quanto è importante allenarsi a fianco di giocatori come Denny Cattaneo, Federico Beltrami e il tuo coach, Vinicius Trevisan?
Guarda, ogni anno vado a vedere le Finali della Serie A, sognando un giorno di giocarle. Riuscirci con questa squadra sarebbe straordinario perché siamo partiti dalla Serie D e vorrebbe dire completare un percorso. Poi giocare al fianco di questi campioni mi aiuta a crescere perché non vengono solo a giocare ma ti danno consigli che ti porti dietro.