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Il campo ideale. E a norma di legge
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Il campo ideale. E a norma di legge

Installare un campo da padel non è banale, soprattutto perché è fondamentale seguire la normativa italiana, piuttosto complessa. Ce l’ha spiegato un valido progettista. E pensare di svicolare comporta il rischio di sanzioni pecuniarie e penali
intervista di LORENZO CAZZANIGA
11 luglio 2019

Per capire la complessità di un campo da padel bisogna vederlo da vicino e, possibilmente dall’alto; da quella prospettiva, l’assemblaggio di vetri e metallo, griglie e reti, viti e bulloni, si rivela nella sua completezza e permette di intuire che allestirlo non è banale come potrebbe apparire. Soprattutto se paragonato a un campo da tennis. Abbiamo parlato con l’ingegner Giuseppe Ghedi, particolarmente esperto del settore, che ci ha illustrato nel dettaglio tutte le operazioni che si devono seguire per ottenere un prodotto di ottimo livello, seguendo le norme giuridiche e senza incorrere in reati amministrativi e penali. Perché il nostro sospetto è stato confermato: tantissimi campi in Italia sono da considerarsi sostanzialmente fuorilegge perché troppi gestori, per risparmiare qualche euro, hanno preferito svicolare dalla normativa. Siamo il paese dei furbetti, ma questo volta c’è in gioco anche la sicurezza di atleti e spettatori.

Qual è l’ambito in cui si può inquadrare l’installazione di un campo da padel?
È molto vasto e non sempre chiarissimo perché lo si può accomunare a tutto quanto si necessita per un’installazione a livello edilizio e urbanistico, quindi con le relative richieste a comuni, soprintendenza e e tutti gli organi preposti. Poi c’è un discorso che riguarda la struttura nella sua interezza: una definizione che mi piace è quella che la descrive come tutto ciò che può essere pericoloso per le persone. Ultimamente in Lombardia si è perfino esagerato perché anche le opere minori, che in altre regioni vengono facilmente concesse, qui non esistono più. Ormai pure per un cartello stradale si deve sottostare a una lunga serie di vincoli, comprese le normative anti sismiche.

E come ci si può divincolare?
Con la professionalità e le conoscenze di chi se ne occupa. Si può parlare di strutture quando uno degli elementi quali vento, sisma e neve incidono sul comportamento della struttura, nel nostro caso il campo, la copertura, la recinzione e la platea di fondazione. In Italia, le norme cogenti sono quelle tecniche delle costruzioni che non dovrebbero avere caratteristiche prescrittive ma prendere ispirazione dagli eurocodici, dove è il professionista che calcola quello che serve alla struttura per stare in piedi. Ma non è proprio così e dunque questo mix di norme prescrittive e prestazionali, ha comportato una certa confusione, tipicamente italiana, perché le nostre norme tecniche di costruzione entrano spesso in conflitto con gli eurocodici. Per esempio, non si capisce cosa succede con le strutture definite temporanee: una copertura estiva deve tener conto del carico neve? Il caos è inevitabile.

Ci saranno però dei dettami certi.
Su tutti, i prodotti devono essere marcati CE e rientrare nel capitolo 11 delle norme tecniche. Il fatto che siano marcati CE è una condizione necessaria per la circolazione dei prodotti all’interno della Comunità europea, ma non è condizione sufficiente per dimostrare che la struttura resista ai carichi di vento, neve e sisma che sono richieste nel luogo di installazione e che chiaramente variano da paese a paese.

Quindi per essere totalmente a norma un campo deve…
Sottostare alle le norme aggiuntive che in Italia si dividono in nazionali, regionali, comunali, quelle dei vigili del fuoco e così via. Ogni ente è predisposto a controllare quanto di sua competenza. Si apre un cantiere edile a tutti gli effetti e il direttore lavori deve poter accettare tutti i materiali, identificarli ed eventualmente testarli. Un processo lungo e complesso.

E che, mi pare di capire, cambia da città e città.
Esattamente: fianco alle regole generali, ce ne sono tante altre di varia natura. Per esempio, tutto il discorso sismico è legiferato a livello regionale e differisce a seconda che si tratti di opere maggiori o minori, anche se queste ultime sembrano sparite. Per le zone sismiche di livello 1 e 2, le più pericolose, c’è una serie di norme molto strette da rispettare, mentre per quelle 3 e 4 è spesso sufficiente una documentazione più semplice. Nelle zone 1 e 2 è necessario un’autorizzazione sismica, la compilazione di un’istanza e poi attendere un parere degli enti preposti al controllo.

Italian Padel, azienda italiana, è leader nella produzione di campi da padel e sempre più spesso si affida ai vetri stratificati.

In Italia, quante solo le regioni di livello sismico 1 e 2?
Purtroppo non si divide il territorio in base alle regioni; una volta cambiava da comune a comune, ora per ogni singola zona si dovrebbe calcolare l’accelerazione di riferimento del terreno per capire in quale zona sismica si va a finire. Una volta Brescia era inserita in zona 4, poi è stata verificata un’accelerazione di 0,549 che la poneva sul limite della zona 2, ed effettivamente con gli ultimi aggiornamenti zone come quelle del Lago di Garda sono entrate in questo gruppo con la necessità di autorizzazioni sismiche ben precise. In poco tempo si è passati da una zona come Sardegna, Piemonte e Puglia, in un’altra che può essere paragonata a quella di L’Aquila. Immagina che caos per il controllo delle strutture, a partire da scuole e ospedali, altro che campi da padel.

E non è finita qui…
Con l’uscita della circolare ministeriale dello scorso febbraio e attesa da anni, sul carico vento succede peggio che col sisma perché è ancora più variabile, a seconda della zona di esposizione, dell’altezza sul mare, del tipo di terreno: se prima una struttura modulare 10×50 aveva un coefficiente del vento simile a una 10×100, ora sono ben diversi e non esiste più un calcolo semplificato ma è indispensabile l’utilizzo di un software che comporta il rischio di perdere il controllo dei risultati. Nemmeno una pensilina alla fermata dell’autobus può essere realizzata con dei calcoli semplificati per il carico vento. Ci sono le norme tecniche delle costruzioni, gli eurocodici, queste nuove norme, la circolare di 400 pagine e comunque siamo riusciti lo stesso ad aver bisogno di un’ulteriore norma del CNR che confonde il povero tecnico. E così mi sono sfogato.

Quanto il progettista può spingere verso determinate soluzioni, visto che è il responsabile della struttura?
Devo spezzare una lancia in favore della nostra categoria: si cerca in ogni modo di trovare un compromesso con il committente, ma spesso vista la complessità del calcolo possono esserci degli errori di interpretazione. Per esempio, per il carico vento, il testo delle norme tecniche delle costruzioni è rimasto quello del 2008 ma la circolare che dovrebbe spiegare questa norma è completamente diversa. Se non vengono approfondite queste 400 pagine di integrazione, si può sbagliare anche del 50%! Errori in buona fede, ma pur sempre errori.

Per i campi da padel che procedura dovrebbe seguire per stare tranquilli?
È un settore molto particolare: sono strutture che devono tener presenti dei carichi vento, neve e sisma? Certamente. Sono strutture che possono creare pericoli? Chiaro, basta pensare ai vetri che si devono montare. Il problema è capire a quale costruzione devono riferirsi: approfondendo la questione, a mio parere i campi da padel dovrebbero essere assimilati ai parapetti, quindi con un’applicazione del carico ancora più significativa rispetto a una struttura chiusa perché se un campo è all’interno di una struttura fissa deve seguire un iter diverso, con coefficienti differenti. E, come non bastasse, la parte vetrata ha coefficienti ancora diversi e non solo per la tipologia dei materiali usati. Le variabili sono così tante che fatico a pensare che un software possa gestirle con precisione. Per adesso c’è tanta buona volontà e pazienza.

Ho il timore che in Italia tanti campi da padel non siano a norma. Alcuni non seguono nemmeno i criteri base. E chi non rispetto le norme rischia tanto: da 4.000 a 24.000 euro di sanzione ma anche l’arresto e una condanna fino a sei mesi

Quanto è importane la marcatura CE?
Essenziale. Tutto quanto è metallico e non ha una norma specifica come per le auto, deve sottostare alla marcatura CE determinata dalla norma 1090 del 2014. Entrata in vigore nel 2015, fino al 2017 è stata trascurata da tanti, compresi progettisti, controllori e costruttori. Adesso è stata recepita meglio perché sono previste sanzioni significative non solo per il progettista ma anche per il committente e i collaudatori. Ergo, i materiali per installare campi da padel hanno bisogno della marcatura CE.

In questi casi come è suddivisa la responsabilità tra progettista e committente?
In concerto. Poi, di fronte a un illecito, saranno la polizia e gli enti locali a determinare le responsabilità per capire ci ha cercato di svicolare la normativa. Certamente se un progettista non chiarisce al committente l’obbligatorietà… Però non è sempre facile determinare i fatti e l’ignoranza non è un alibi per la normativa italiana, quindi il rischio è per entrambi,

Cosa rischiano?
Committente, progettista e anche il collaudatore, possono tutti subire delle sanzioni amministrative e penali rispetto alla marcatura CE. Non ci sono più scappatoie per i furbi, categoria in Italia ben rappresentata. Il decreto legislativo 106 del 2017, per i tecnici coinvolti parla di sanzioni da 4 a 24.000 euro e arresto fino a sei mesi. Cito: il costruttore, il direttore dei lavori, il direttore delle esecuzioni, il collaudatore che nell’ambito delle specifiche competenze utilizzi materiali non conformi è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da 4.000 a 24.000 euro, salvo che il fatto costituisca più grave reato, quindi sostanzialmente se viene appurato che c’è stata la volontà di aggirare la norma, si viene puniti con l’’arresto per sei mesi e un’ammenda da 10.000 a 50.000 euro. L’aggravio riguarda probabilmente i materiali strutturali e antiincendio. O nel caso succeda un sinistro.

E per quanto riguarda i vetri dei campi da padel?
Si tratta di ambito ancora più delicato. Il vetro non è un materiale strutturale principale. O meglio, non può essere affidata al vetro una portanza come accade con un elemento metallico. Le norme tecniche delle costruzioni parlano di strutture portanti per il calcestruzzo, il legno, il metallo e altri materiali ma non il vetro che quindi può essere un elemento portato da altre strutture, come avviene col metallo per un campo da padel. Ciò non vuol dire che il vetro non debba resistere alle azioni sismiche, del vento, eccetera, ma l’ossatura principale deve essere il metallo. Quindi va prestata ancora maggior attenzione agli elementi in vetro, anche se in questo caso l’ambito normativo appare più chiaro in quanto sono stati coinvolti anche i produttori e c’è una discreta letteratura di riferimento ai quali il progettista può fare riferimento, soprattutto in termini di sicurezza in caso di urto, forza del vento e sbalzi termici.

Si parla spesso di vetro temperato di diverso spessore o vetro stratificato: dovendo installare un campo da padel, a quale soluzione si affiderebbe?
Non esiste una normativa chiara e univoca, ma esiste il buon senso del progettista e la possibilità di utilizzare un vetro che resista anche sotto shock termici e dinamici. Consiglio di rifarsi alle normative create per settori simili. Spesso il vetro deve riparare la persona da un’eventuale caduta o danni da frammenti che possono diventare pericolosi; inoltre, è un materiale poco controllabile e quindi la prudenza non è mai troppa perché ha una fragilità spiccata. Basta che si crei una vena e rischia di spaccarsi.

La soluzione più sicura?
Lo stratificato e, a seguire, il temperato da 12 millimetri che è molto differente da quello da 10. Il coefficiente di sicurezza va calcolato al quadrato dell’altezza, quindi fra le due soluzioni balla circa un 50%. In più, la deformabilità va calcolata almeno al cubo: facile intuire la differenza tra 10 a 12 millimetri. Lo stratificato è comunque la soluzione top: un vetro serve per portare il carico, l’altro a evitare la rottura e quindi i possibili infortuni per chi gioca e chi assiste. Si crea una venatura, va sostituito ma non si rompe perché la pellicola interna evita questo rischio.

Il gestore di un club che vuole installare un campo da padel, anche senza copertura, a quali figure si deve affidare?
Il progettista è fondamentale perché altrimenti tutte le responsabilità ricadono sul committente. Se ci sono dei dubbi, chi chiede i permessi agli enti locali e regionali deve conoscere la materia. In certe situazioni, il collaudatore potrebbe non servire anche se sarebbe buona cosa poterne disporre. Però non si può fare a meno di un progettista che possa affermare che quanto è stato costruito è conforme al progetto e che è valido staticamente. In caso contrario, c’è anche il rischio di aver comprato un campo che va bene in pianura padana ma se lo devi montare sul Gran Sasso… Perché il vento che c’è a Trieste non è lo stesso che si avverte all’interno della corte di Mantova. E tutto questo va studiato prima, a partire dai materiali che vengono utilizzati.

Quindi acquistare un campo, soprattutto dall’estero, potrebbe comportare un rischio se non si è verificato che sia conforme con tutto quanto è necessario per la zona in cui verrà installato?
Prima dell’installazione è fondamentale andare da un professionista che si consulterà con altri colleghi in modo da sapere quali elementi richiedere al fornitore. Se mi arriva una ditta di un altro paese che propone i materiali con marcatura CE, che è il requisito minimo, non è detto questi corrispondano alle esigenze delle nostre norme tecniche di costruzione e dei regolamenti nazionali, regionali e comunali. Per esempio, tanti paesi hanno normative relative ai carichi del vento molto discostanti da quella italiana che è molto stringente.

Il vetro deve riparare la persona da un’eventuale caduta o danni da frammenti che possono diventare pericolosi. Per questo lo stratificato è la soluzione top: si crea una venatura ma non si rompe perché la pellicola interna evita questo rischio

Questa figura deve essere un ingegnere edile?
Sarebbe meglio oppure, in alternativa, un geometra locale che a sua volta contatterà l’ingegnere, il geologo e tutte le persone che ritiene necessarie per avviare la pratica. E, nel caso del padel, uno specialista di strutture metalliche che possa consigliare i documenti da produrre per non avere problemi con le autorità.

Ritiene che tanti campi da padel in Italia non siano a norma?
Ho questo timore. Progettandoli, ho il sospetto che tanti non seguano nemmeno i criteri base. Ad esempio, per il vetro serve il test per urto da corpo molle, perché se ci vai contro e si spezza in migliaia di frammenti, questi sono è più pericolosi della stessa caduta. In alcune regioni hanno legiferato consigliando seri approfondimenti sul vetro da realizzare e ci sono norme di sicurezza con sanzioni pecuniarie e penali. Ci sono norme vincolanti sui serramenti, figuriamoci su vetri contro i quali si può urtare. Invece ho visto campi dove il vetro ha pure la funzione portante…

Coprire un campo da padel è quindi così complicato?
È una missione! Al CNR ci soni i massimi esperti del vento ma per certe coperture semplici dovrebbe bastare una modalità più snella per il progettista che è responsabile della struttura e ci mette la firma. C’era bisogno di mille pagine per calcolare il coefficiente del vento? Ormai bisogno affidarsi al software e a chi l’ha creato: con i calcoli dell’ingegnere si poteva verificare un’approssimazione del 10%; ora può essere dello 0% se centri tutto o del 100% se sbagli l’unità di misura o la direzione del vento, per fare due esempi banali. La bravura di un tecnico è semplificare il modello, più è complicato e maggiori sono le chance di commettere errori. Si è persa la sensibilità umana di quello che si sta facendo: un conto è un ponte o un aeroporto, ma per un campo da padel…

Però la sicurezza non è un fattore sul quale si possono fare sconti.
Semplificata non vuol dire approssimativa: deve essere consentito un modello strutturale da controllare con la sensibilità del progettista che invece perde questa possibilità perché si basa tutto su formule che non hanno un collegamento con le vecchie normative. E poi c’ è anche un problema legato agli imprenditori: io interpreto la norma in un certo modo e richiedo determinati profili da utilizzare, un altro tecnico suggerisce un approccio diverso perché ci sono varie sfumature. E non si capisce chi ha interpretato al meglio la situazione. Se è difficile interpretare la bontà del calcolo, lo è ancora di più per un controllore e/o collaudatore che dovrebbe verificare se la struttura è idonea o meno. Dovrebbe ricalcolare tutto, cosa che non viene mai fatta perché effettivamente non ha senso. E sono tutti oneri che si sommano. Le basi di calcolo che si erano imparate con le normative fino ad oggi utilizzate sembrano improvvisamente diventate roba vecchia ma non penso fossero campate per aria.

In Italia, ci si adegua alle norme quando accade qualcosa di tragico. Come è successo con i concerti. Col padel, speriamo non sia necessario arrivare a tanto
Vetri e parte metalliche sono la base per installare un buon campo da padel, ma sono fondamentali anche i dettagli.

Quanto cambia tra struttura fissa e temporanea, come i palloni pressostatici?
Tantissimo. O nulla… Le norme tecniche delle costruzioni dicono che non si possono considerare temporanee le strutture che vengono montate e smontate per essere reimpiegate successivamente. Nel padel, come nel tennis, il caos tipico è il pallone pressostatico che viene montato e smontato ogni anno e quindi non può essere considerato una struttura provvisoria e quindi dovrebbe sottostare alle norme di una struttura fissa con un aggravio dei costi. Inoltre, è impossibile che possa ottenere un carico neve sufficiente, tanto per esempio. Per assurdo, il pallone pressostatico in Italia non dovrebbe esistere.

Da progettista, si sentirebbe tranquillo nell’installare un pallone pressostatico che ogni anno viene montato a ottobre e smontato ad aprile?
Assolutamente no. Si dovrebbe mettere uno scheletro sotto la struttura ma avrebbe dei costi improponibili.  Il comune può anche dare l’ok, ma salvo diritti di terzi e quindi il progettista resta responsabile.

Quindi cosa consiglierebbe?
La struttura fissa, fatto come Dio comanda perché se si utilizza materiale che non è presente nelle norme tecniche di costruzione o si applica un carico vento che non è a norma, ti rende inevitabilmente colpevole davanti a un giudice.

Cosa serve per sensibilizzare i gestori dei club?
La sfortuna del padel è di essere entrato nelle normative dell’edilizia dove ci sono tanti furbetti che nemmeno si avvalgono di un progettista e magari si avvalgono di qualcuno che ha semplicemente prestato la sua firma. Questo però non è un progettista ma un delinquente. E poi molti gestori sono abituati ai campi da tennis che sono una struttura molto più elementare rispetto a quelli da padel. Ci sono troppi furbi e troppi ignoranti, ed entrambi sono pericolosi.

Quindi come si può intervenire?
Ci vorrebbe un trattato dedicato, magari del Consiglio superiore dei lavori pubblici che però risponde, con i suoi tempi, ma relativamente alla singola struttura e non offre una soluzione generale e definitiva. E poi, in Italia, ci si adegua alle norme quando accade qualcosa di tragico. Come successo con i concerti. Speriamo, col padel, che non sia necessario arrivare a tanto.