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Wood Lovers: Prima Sport
IMPIANTI

Wood Lovers: Prima Sport

Un successo che ha superato ogni più rosea aspettativa, come ha spiegato la titolare di prima sport, Monica de Maria: «Nel 2019 abbiamo lanciato la linea PadelBox e da quel momento ne abbiamo installati 207 per un totale di 485 campi coperti». And counting, perché il 60% dei campi da padel in Italia sono ancora scoperti. Ma Prima sport ha cominciato anche a guardare fuori dai confini italiani: Francia, Austria, Belgio, Germania…


Con ottima dote di sintesi, Monica de Maria, titolare di Prima Sport, ha riassunto l’eterna battaglia tra la tensostruttura in legno lamellare e quella in acciaio: «Il legno è sempre stato il materiale più apprezzato ma aveva un piccolo difetto: costava il 40% in più. Ora che le differenze si sono sostanzialmente azzerate, è naturale che sia diventata la soluzione più bella ed efficiente per chi può coprire i campi con una struttura fissa». Design, estetica, ecosostenibilità, sono tutti fattori che fanno pendere l’ago della bilancia dal lato del legno lamellare, oltre al rispetto delle normative e un miglior rendimento termico, un dettaglio importante quando si devono considerare i costi energetici. Il settore delle coperture ha ancora ampi margini di crescita considerando che il padel è essenzialmente uno sport indoor ma, ancora oggi, circa il 60% degli oltre 9.500 campi installati sono outdoor. Non certo per scelta (tranne casi specifici) ma per opportunità e budget. Tuttavia, la percentuale di campi coperti è cresciuta del 10% in tre anni e i nuovi impianti sono (quasi) sempre progettati indoor. E sempre più spesso affidandosi alla piacevolezza di una copertura in legno lamellare.

«Se dicessi che mi aspettavo un successo di queste proporzioni, mentirei spudoratamente! Il segreto è stata la presenza sul territorio, la rapidità nei preventivi e nei sopralluoghi e la puntualità nelle consegne. E poi l’attenzione al servizio di post-vendita»

Considerando che il padelista medio è un vagabondo che ama scorrazzare da un club all’altro, se siete avidi appassionati è quasi certo che avrete giocato in un campo coperto da Prima Sport. Pure la titolare, Monica de Maria, deve fare affidamento alle tabelline Excel per ricordarsi quante coperture ha realizzato in questi anni di boom: «Nel 2019 abbiamo lanciato la linea PadelBox e da quel momento ne abbiamo installati 207 per un totale di 485 campi coperti».

Ora, tenendo presente che Prima Sport è stata fondata nel 2002 e ha sempre viaggiato nell’ordine di un centinaio di coperture all’anno («Tennis, basket, volley, piscine, non ci facciamo mancare niente») con un raddoppio numerico nelle ultime stagioni, il computo totale supera le 2.500 installazioni: «Se dicessi che mi aspettavo un successo di queste proporzioni, mentirei spudoratamente! Il segreto è stata la presenza sul territorio, la rapidità nei preventivi e nei sopralluoghi e la puntualità nelle consegne. E poi l’attenzione al servizio di post-vendita: non abbandoniamo il cliente, continuiamo a seguirlo e così diventano i nostri migliori promoter». Una questione cara alle migliori aziende del settore perché un cliente soddisfatto porta sempre in dote qualcosa di positivo.

«Qualità, ecosostenibilità, estetica e ora anche prezzo: il legno lamellare è la miglior soluzione»

L’offerta di coperture Prima Sport si divide in due macro categorie: il pallone pressostatico (in cui vanta una dominance assoluta) e la tensostruttura in legno lamellare: «Non vi è alcun dubbio che il padel sia uno sport indoor – spiega de Maria -, un concetto che riguarda soprattutto il nord per evidenti ragioni climatiche ma che ormai accomuna tutta l’Italia perché basta l’umidità a rendere i vetri impraticabili». Il primo step è valutare la cubatura disponibile per capire se optare per una struttura amovibile per la quale è sufficiente una Scia oppure una fissa. In quest’ultimo caso, De Maria è definitiva come una lapide: «Il legno lamellare è di gran lunga la miglior soluzione, ancor di più oggi che le questioni energetiche e di sostenibilità sono diventate determinanti. Noi avevamo approcciato l’acciaio perché è una tipologia di struttura che potremmo installare, ma un’azienda deve credere nel suo prodotto, e io sono fermamente convinta che niente regga il paragone col legno».

Per quanto il gusto sia soggettivo, sul piano estetico il legno parte con tre lunghezze di vantaggio, a patto di trattarlo come si deve: «Importiamo il legno dall’Austria, il paese di riferimento per questo materiale, e lo lavoriamo in Italia». Una garanzia assoluta. Tuttavia, non è solo la struttura a fare la differenza perché c’è pur sempre un telo in PVC da applicare e che è fondamentale per una corretta efficienza: «Ci sono varie opzioni, a partire da quella che definiamo la nostra classe A – continua Monica -, un telo con doppia membrana, completamente separate per ottimizzare l’impianto di riscaldamento. Ovviamente, le esigenze cambiano dal Trentino alla Sicilia, ma dove è necessaria una notevole coibentazione, questa è la soluzione che garantisce i migliori risultati». Lo stabiliscono i numeri, ancor prima delle opinioni: la membrana singola infatti, può causare un consumo cinque volte superiore alla classe A di Prima Sport.

Un altro aspetto significativo sono le dimensioni che possono essere personalizzate a seconda delle esigenze con la larghezza a fare da elemento fisso (50 metri!) e una lunghezza ipoteticamente indefinita. Per quanto riguarda l’altezza, al colmo si arriva anche a 12 metri (la misura minima richiesta in qualsiasi punto del campo è di sei metri). Invece, un fattore non sempre adeguatamente considerato è l’illuminazione, in uno sport che obbliga a muoversi in tutte le direzioni e con i vetri a complicare la situazione: «Solitamente i fari sono integrati al campo e un buon studio illuminotecnico consente di evitare fastidi, garantendo i lux a terra richiesti a seconda delle competizioni – spiega de Maria -. Noi possiamo ottimizzare queste condizioni creando una sorta di finestrone traslucido che permette di risparmiare sui consumi e rende l’ambiente più gradevole». A ringraziare sono soprattutto i maestri che passano intere giornate all’interno della struttura e possono finalmente accorgersi del cambio di luce tra giorno e sera!

In Prima Sport sono dunque convinti che il legno lamellare abbia un presente e un futuro piuttosto rosei: qualità, ecosostenibilità, coibentazione, estetica, sono tutti fattori a suo favore. C’è però da ascoltare la voce dei gestori di club e nel padel le sensazioni sono molto positive: «Detto che era impensabile proseguire ai ritmi degli scorsi anni, la clientela padel mantiene uno standard interessante perché, a differenza della maggior parte dei tennis club, spesso sono di proprietà diretta di un investitore che è più esigente ma dispone di maggiori risorse economiche ed è sempre alla ricerca di soluzioni personalizzate per distinguersi, in un mercato che ha visto triplicare il numero di campi in pochi anni. Succede spesso che si presenti con un rendering e tu debba correre dietro alle sue idee, cercando di assecondare il progetto. Per dire, nel tennis c’è meno fantasia. Anzi, sono spaventati dalle novità».

«Il legno lamellare è di gran lunga la miglior soluzione, ancor di più oggi che le questioni energetiche e di sostenibilità sono diventate determinanti. Avevamo approcciato anche l’acciaio, ma un’azienda deve credere nel suo prodotto, e io sono fermamente convinta che niente regga il paragone col legno»

Tuttavia, c’è spazio anche per una critica: «Quando un settore vive un boom così intenso, ci sono aziende di ogni tipo che ci si buttano, spesso senza la giusta competenza e senza conoscere accuratamente la normativa italiana – dice de Maria -. Però, con un buon prezzo strappano dei lavori a gestori che affrontano la faccenda con troppa sufficienza. E poi si fanno male». A differenza di quanto accade all’estero dove la qualità è spesso premiata, al punto che l’export è il prossimo obiettivo di Prima Sport: «Ci sentiamo pronti per questa nuova avventura: Francia, Belgio, Austria e Germania sono i primi paesi che stiamo esplorando. All’estero sono più nazionalisti e quindi bisogna trovare un partner locale e dimostrare qualità e affidabilità». Prospettive affascinanti e traguardi concreti, in un percorso da affrontare «con uno staff che è sempre più dinamico e affidabile, così come i partner che ci accompagnano da tanti anni e quelli nuovi come Padel Corporation – conclude Monica – . Perché noi non pretendiamo di fare tutto, ma quello che facciamo, crediamo di farlo particolarmente bene».


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